REDAZIONE MASSA CARRARA

"Riaprire così sarà un bagno di sangue"

Coronavirus, tutte le preoccupazioni dei ristoratori

Coronavirus, cucine in un ristorante (Ansa)

Carrara, 14 maggio 2020 - “La riapertura? Se le disposizioni saranno come i suggerimenti dell'Inail sarà un bagno di sangue”. Non usa mezzi termini Gabriele Giovanelli del ristorante del Conte di Marina. Grande preoccupazione da parte dei titolari dei bar e ristoranti in vista della riapertura al pubblico lunedì prossimo. I suggerimenti dell'Inail sono stati presi molto male dai diretti interessati: spazi tra i tavoli di 2 metri, responsabilità penale per l'imprenditore in caso di contagio al Covid di un lavoratore sono soltanto alcuni dei suggerimenti che la ristorazione non riesce a digerire. “ Io ho 140 metri di terrazza – racconta –: se i suggerimenti diverranno disposizioni, io posso servire 25 persone. Si parla di 4 metri quadrati a persona, poi le distanze tra i tavoli e i commensali che non sono attuabili da tutti. Oltre a questo si aggiungeranno altre fasi burocratiche come il fare firmare un foglio al capo famiglia che attesti la non positività al Covid. Cose assurde. Avere un'entrata e un'uscita separate. Io posso, ma chi non può? Noi apriamo, i miei dipendenti mi hanno chiesto di non farli stare a casa, ma la vedo veramente dura”.

Diego Crocetti, de La maison di Marina: “Non sappiamo ancora niente delle disposizioni, se verranno accolte quelle dell'Inail io non so come e se riaprirò. Quello che voglio io è che dal Comune si smuova qualcosa. Devono dire con certezza quando apriranno al suolo pubblico per i commercianti, il futuro era ieri, non domani, è ora che si muovano. Ci vuole un progetto da atture il giorno dopo che danno le disposizioni, basta aspettare. Bisogna già sapere ora come si farà la zona a traffico limitato, non aspettare luglio”.

Roberto Tissi della Petite cousine di via Verdi. “Sono in forte dubbio sul riaprire o meno lunedì prossimo. Da una parte ci sono tre famiglie che devono andare avanti, tre mesi senza stipendio, figli a carico e dall'altra l'impossibilità di fare il nostro lavoro. Con i suggerimenti rilasciati dall'Inail mi ritrovo con 4 tavoli: dove vado? Io alzo la serranda la mattina e sono già in negativo, ci sono bollette da pagare, tasse, stipendi. Se fossi stato in pensione avrei già chiuso. E poi che spesa faccio? I vini? Trovo tutto questo veramente inattuabile. Ci hanno promessi aiuti, suolo pubblico, ma per adesso ancora niente. Chi fa le leggi non deve pensare soltanto alla teoria, ma confrontarsi anche con i diretti interessati. Io ho rinnovato l'anno scorso i miei locali, ho acquistato frigoriferi nuovi, adesso cosa devo fare? Sarà davvero dura stare in piedi con questi suggerimenti. Lo Stato deve avere il coraggio di dire: non possiamo stare aperti, vi mantengo io per tutto il periodo necessario a far passare questa emergenza”.

Giuseppe Santucci di Merope : “Io sono costretto a riaprire, ma la vedo molto dura. Alla fine credo che avrò al massimo 5 tavoli. La cosa che mi preoccupa maggiormente è il futuro dei miei dipendenti, io non voglio licenziarli, siamo una famiglia. La politica, se vuole queste disposizioni, deve trovare un modo per farci lavorare: ci consenta di sfruttare il suolo pubblico. Altra cosa è la responsabilità penale dell'imprenditore se un dipendente si ammala di Covid-19: come fanno a stabilire che l'ha preso mentre lavorava? ”