REDAZIONE MASSA CARRARA

"Allarme, un ragazzino è sparito". Ma è una bufala alimentata dai social

Un post spaventa le famiglie e scatena il caos. E la scuola smentisce

Adolescenti e social (foto repertorio Germogli)

Massa, 13 gennaio 2019 - Nessuno studente dello Staffetti Malaspina scomparso, solo uno stupido scherzo che si è trasformato in un accorato appello. L’istituto Malaspina venerdì sera ha smentito sul sito la notizia, ha dato spiegazioni alla polizia e ricostruisce la vicenda iniziata con questo messaggio sui social: "Andrea B. (nel messaggio c'era anche un cognome, ndr) studente di seconda media dell’Istituto Malaspina non si è presentato all’uscita da scuola, non si hanno tracce dalle 13". Veniva fornito un numero di cellulare per eventuali notizie. E persino una foto.

Le verifiche hanno fatto saltare fuori la verità: nessuno studente scomparso, non esiste studente che frequenti la seconda media della “Staffetti Malaspina” con quel nome, falso, e il numero di telefono è inesistente. Uno stupido scherzo. E’ l’istituto stesso a ricostruire la storia: "Venerdì sera un appello si è diffuso su diverse piattaforme on line, nei gruppi della città: un bambino delle medie è scomparso. Nell’appello ci sono nome e cognome del ragazzo, un numero di telefono, l’ora della sparizione e una bella fotografia che lo ritrae in un momento spensierato nel cortile della scuola. L’appello è complessivamente verosimile. Molte persone, pensando di giovare alla causa, diffondono la notizia; qualcuno mostra dei dubbi, ma, “per scrupolo”, fa girare su WhatsApp, su Facebook, un social network via l’altro. Un’emittente locale rilancia l’appello. A scuola basta poco: un giro di telefonate (nessuno conosce quel ragazzino, la foto sembra risalire a qualche anno fa, solo una classe esce a quell’ora), una verifica del database degli studenti (non ci sono né numero di telefono né nome) e il sospetto diventa una certezza: nella peggiore delle ipotesi è una bufala, nella migliore uno scherzo sfuggito di mano. Poi qualcuno si ricorda di quel viso e si risale al ragazzo: un ex alunno, ha più di vent’anni. Si ricostruisce tutto: un amico, che aveva ricevuto la foto dall’interessato, decide di divertirsi un po’; qualcuno posta lo scherzo in un gruppo sbagliato; qualcuno non capisce lo scherzo; e lo scherzo diventa un appello. Quell’amico che si è dimostrato tanto superficiale avrà la sua brava lavata di capo. Ma ciò che preme stigmatizzare è il peccato di omissione di quegli adulti che non hanno fermato la catena; che non hanno contattato la scuola; che hanno diffuso l’appello senza cercare uno straccio di conferma. In quella scuola c’è da anni un progetto di giornalismo nel quale non manca mai la lezione sull’attendibilità delle fonti. Da anni si insegna l’utilizzo consapevole del pc, dei software e di internet e agli studenti di 11, 12, 13 e 14 anni si spiega che le “catene” di notizie per essere inoltrate devono essere verificate, che esiste il reato di “procurato allarme” che non è una barzelletta. Forse qualcuno dovrebbe tornare a scuola".

Maria Nudi