Anche la nostra provincia non è immune da casi di "challenge", ovvero, quelle inconcepibili sfide tra giovani promosse via social network, che possono portare anche alla morte. La prima ad essere approdata in terra apuana è stata "blue whale", il gioco dell’orrore fatto di una serie di prove, che se non si interviene per tempo, inducono al suicidio. Stesso discorso per "blackout challenge", l’assurda sfida che invita a stringersi una corda intorno al collo per testare la propria resistenza psicofisica. Poi c’è il "knockout game", che consiste nello sferrare improvvisamente, e senza motivo, un pugno in faccia a un qualsiasi passante per strada, mentre "Samara challenge è il folle gioco ispirato alla bimba indemoniata di un film horror, in cui i protagonisti si travestono per spaventare i passanti, spesso maneggiando un coltello. Il "Batmanning" consiste invece nel rimanere a testa in giù come un pipistrello, appesi ad un qualsiasi appiglio dove i piedi fungono da ancora ed "eye balling" è nata per buttarsi la vodka negli occhi alla ricerca di allucinazioni e sballo immediati. La "bird box challenge" invita a vagare a piedi bendati senza avere una meta. "Come se non bastasse anche nella nostra provincia si registrano casi di autolesionismo, come quello della bambina succube di 70 chat con 10mila messaggi al giorno provenienti anche da studenti di scuole medie cittadine – spiega Laura Crapanzano che oltre ad aver tenuto incontri nelle scuole è stata membro di un tavolo tecnico – che casi di occultismo legati all’ascolto di filastrocche giapponesi horror".
Stefano Guidoni