Pontremoli fa scuola in America Boom di ’smart workers’ sui monti

Arrivati nel territorio 38 nomadi digitali per un progetto che ha affascinato anche il Wall Street Journal

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Anche il Wall Street Journal, quotidiano internazionale americano con sede a New York, si è occupato del progetto Start Working di Pontremoli in un articolo sui nomadi digitali. Un’analisi del fenomeno che riguarda il lavoro asincrono con numerosi lavoratori da remoto che si sono riversati in piccole città e villaggi durante la pandemia. "Spagna, Italia e altre destinazioni europee li stanno corteggiando per rimanere più a lungo con visti speciali, agevolazioni fiscali e altro ancora", ha titolato il giornale della “Grande Mela“. Ed è stato presentato il “caso Pontremoli“ dove il progetto Start Working, nato due anni fa per iniziativa dell’associazione Farfalle in Cammino ha già fatto registrare la presenza di 34 worker di 8 nazionalità diverse diverse (Usa, Nuova Zelanda, Spagna, Irlanda, Brasile, Estonia, Messico e Italia) che si sono trasferiti a Pontremoli per periodi più o meno lunghi. Di questi 14 sono stabili a tempo indeterminato: c’è che si occupa di innovazione digitale in ambito sanitario, di sviluppo web, di consulenza sulla sostenibilità del settore moda, di arredamento d’interni, di biodiversità agraria. Tante famiglie hanno trovato servizi adeguati per la frequenza scolastica dei figli.

E’ accaduto alla famiglia di Adolfo Sotelo, un dirigente messicano di Microsoft Corp, 37enne che si è trasferito a Pontremoli a giugno con la moglie Alice e i figli Matilde e Dodi. "Con così tanti giovani qui, ci sono opportunità fantastiche per i nostri figli, i nostri cani e le nostre vite sociali in modalità che non potremmo avere in una grande città", ha detto Sotelo. Nell’articolo del quotidiano americano si sottolinea come alcuni paesi stiano cercando di appianare la burocrazia per i nomadi digitali. L’Italia ad esempio sarebbe intenzionata a gestire visti che consentirebbero ai lavoratori stranieri a distanza di rimanere ben oltre i 90 giorni consentiti a molti turisti. E il programma spagnolo includerà agevolazioni fiscali per i lavoratori remoti, gli imprenditori non UE che si stabiliscono lì e un visto che consente soggiorni fino a cinque anni.

Ma cosa ha offerto Pontremoli per attirare i nomadi digitali? Servizi di accoglienza e visite gratuite ai lavoratori remoti che vogliono insediarsi nella città del libro. Una volta arrivati, li aiutano a organizzare incontri con il personale scolastico, gli agenti immobiliari e gli amministratori pubblici. Un prete della diocesi nel frattempo, ha offerto loro uno spazio di co-working in un seminario. Fra le new entry Luca ed Evie, di nazionalità lettone, che dopo aver dimorato a Bergamo per 12 anni hanno scoperto di recente Pontremoli. Così come la brasiliana Vanessa Gomes Carvalho, arrivata da Roma al Piagnaro. "Se possiamo avere un mondo in cui stare insieme per gran parte dell’anno e dare alle persone l’opportunità di vivere una vita in un modo più avventuroso, penso che sia un buon risultato" dice. Uno dei segreti del borgo pontremolese è la familiarità: tutti si conoscono e quindi si respira il profumo della comunità. Un aspetto confermato anche dalla coppia formata da Simona e Giuseppe della provincia di Piacenza. Lei è consulente aziendale e si occupa di innovazione digitale in ambito sanitario, lui geografo, specializzato in cartografia. "Cercavamo un posto dove sperimentare qualcosa di nuovo – dicono – e quando abbiamo visto l’annuncio del progetto start-working ci siamo incuriositi soprattutto per l’aspetto comunitario. E’ un valore aggiunto e non facile da trovare in altri posti. Lo stimolo più forte è arrivato dalla conoscenza delle persone che hanno ideato l’iniziativa".

Natalino Benacci