
L’editore di Pontremoli Maurizio Bardi che ha vinto, in Appello, la causa con Antonio Di Pietro per un dominio internet
Pontremoli (Massa Carrara), 29 gennaio 2017 - Antonio Di Pietro sconfitto in tribunale. L’ex pm di "Mani Pulite" aveva chiesto un risarcimento di 500mila euro a un suo ex collaboratore per un dominio internet conteso – antoniodipietro.org – registrato nell’ormai lontano 1999, agli albori della grande diffusione della rete. E in prima istanza, al tribunale di Massa, sezione staccata di Pontremoli, Di Pietro aveva anche vinto facendo gelare le ossa a Maurizio Bardi, blogger e piccolo ma apprezzato editore di Pontremoli (guide turistiche e libri di cucina), che se l’era vista brutta perchè le banche avevano subito minacciato di ritirare le linee di credito per la sua attività. Ma grazie anche alla linea di difesa dell’avvocato Pietro Ferrari del foro di Firenze, coadiuvato dall’avvocato Renato Luparini del foro di Livorno, alla fine, alla Corte d’Appello del tribunale di Genova, la richiesta del maxi-risarcimento è stata respinta.
Una vecchia storia, perché i fatti risalgono a diversi anni fa quando il ruolo dei siti internet era maggiore rispetto alla situiazione attuale dominata dai social network e da una maggiore «liquidità» delle varie piattaforme con utenti in grado di spostarsi rapidamente e agevolmente nell’universo delle rete. ma una volta l’importanza del sito internet era diversa. «In realtà – spiega Maurizio Bardi – io non ho mai voluto creare problemi al movimento politico di Di Pietro. Quando ho registrato il dominio antoniodipietro.org negli Stati Uniti, l’ho fatto perché raccoglievo notizie e materiale sulla lotta alla corruzione, ammiravo il ruolo di Di Pietro. E quando l’ho conosciuto gli ho messo volentieri a disposizione il sito internet, che però era sempre registrato a mio nome, diventando un collaboratore. Sono stato anche una delle persone che ha firmato sostenendo personalmente l’Idv con le fideiussioni per la campagna elettorale del 2001».
E poi che cosa è accaduto? "Poi, nel tempo, abbiamo avuto divergenze di opinioni, io ho smesso di collaborare con lui e per una questione di principio non ho voluto cedere il dominio. Ma ho registrato altri domini, antoniodipietro.it e italiadeivalori.it nei quali ho riversato tutto il materiale del partito. Quindi da parte mia non c’è stata mai nessuna intenzione di arrecare danni i desiderio di vendette. Infatti sono rimasto molto sorpreso quando mi sono visto arrivare la citazione da 500mila euro, un vero e proprio record per un dominio".
Nella vicenda giudiziaria è entrata anche la figura di Silvana Mura, segretaria di Di Pietro. "La sentenza della Corte d’Appello di Genova – spiega l’avvocato Ferrari – è importante perché riconosce il fondamento della nostra tesi difensiva e cioè che non ci sono stati danni a carico di Di Pietro per il mancato utilizzo del sito internet registrato da Bardi".
Luca Filippi