REDAZIONE MASSA CARRARA

"Plutone Proserpina: l'arte di Davide Quayola incontra la robotica"

La mostra "Plutone Proserpina" di Davide Quayola al Mudac di San Francesco esplora la ricerca artistica e sperimentale dell'algoritmo, mostrando come la tecnologia possa diventare un linguaggio espressivo. Una nuova esplorazione dell'ambiente circostante.

Oggi alle 18 al Mudac di San Francesco inaugura la mostra ‘Plutone Proserpina’ di Davide Quayola. Cinque opere in spuma di poliuretano che rappresentano la ricerca sperimentale ispirata agli algoritmi. La scelta di sperimentare sul mito ovidiano delle Metamorfosi si ricollega alla ricerca artistica e sperimentale di Quayola, che nelle nuove tecnologie vede la strada maestra per esprimere la sua arte in continua evoluzione, contaminata dall’algoritmo che ne diventa il protagonista assoluto. Ma questo non significa non riconoscere l’artista in carne ed ossa come esecutore materiale dell’opera, al contrario tramite la tecnologia l’artista emerge mostrando una nuova dialettica e un nuovo modo di esplorare l’ambiente circostante. La mostra in corso fino al 3 di marzo è stata presentata ieri mattina dallo stesso Davide Quayola, dalla direttrice del Mudac Lara Barreca, dall’assessore alla Cultura Gea Dazzi e dalla dirigente della Cultura Cinzia Compalati. Presente anche Giulio Corsi, l’industriale che assieme al padre Alessandro ha il merito di aver portato l’artista dell’algoritmo in città. Il gruppo scultoreo esposto al Mudac è ispirato al ‘Ratto di Proserpina’, mito ovidiano delle Metamorfosi e capolavoro del Bernini, conservato alla Galleria Borghese di Roma. Il rapimento della giovane Proserpina per mano di Plutone culmina nella concitazione di un atto violento che si concluderà con la discesa negli inferi. Nella rivisitazione di Quayola, la forma viene interrotta, vanificando di fatto l’atto brutale. Una serie di sculture che nonostante le moderne tecniche ripropongono anche la concezione del ‘non finito’ michelangiolesco.

"L’artista in queste opere indaga il linguaggio della robotica – ha detto la direttrice Barreca –, ma questo non significa che la robotica si sostituisca all’artista, anzi l’uso della tecnologia diventa essa stessa un linguaggio". "E’ una mostra sulla scultura più che una mostra di scultura – ha aggiunto l’assessore Dazzi –, e ci invita a capire quali sono gli sviluppi dell’arte grazie alla robotica che aggiunge la sperimentazione e la ricerca". Compalati ha invece parlato dell’artista che vede come "un’evoluzione nata a partire da Duchamp e che passa attraverso Warhol, dimostrando la direzione in cui sta andando la scultura".

"Questa è una piccola documentazione di una ricerca molto estesa – ha spiegato Quayola – legata alla continua sperimentazione dove l’algoritmo diventa una sorta di collaboratore. Si tratta di una nuova esplorazione espressiva che sviluppa gli algoritmi come codice che si trasforma in materia. A Carrara la mia sperimentazione robotica ha trovato una poetica delle risorse".

Alessandra Poggi