
di Michela Carlotti
Pensiamo che un nuovo mondo si possa ancora sognare, inventare e partendo anche dalla quotidianità. Una visione della vita legata alla felicità personale, alla coscienza che per star bene occorrono salute, buon cibo, natura e relazioni sane". È questa la filosofia di “Il borgo rivive”, un progetto di ecovillaggio che per anni ha spinto Maria Cristina Pacinotti e il marito Marco Rigacci, originari di Pisa, alla ricerca del luuogo giusto da ripopolare, fino a trovarlo in Lunigiana in una località del Comune di Tresana che preferiscono non pubblicizzare troppo. Lei è una scrittrice ambientalista, ideatrice del progetto e dell’omonima associazione che fa parte della Rive, rete italiana villaggi ecologici che ne conta 40 in Italia ed è connessa a Gen Europe e NextGen, a loro volta parti del Global Ecovillage Network. Cristina ha scritto, tra l’altro, romanzi su Frabosco, un luogo immaginario che ospita proprio un ecovillaggio in Lunigiana. Lei è anche agente immobiliare vocata al recupero di immobili in luoghi incontaminati che abbiano il “genius loci”, quello spirito del posto che ne determina il carattere distintivo.
"Partiamo dal luogo perché ci interessa poter vivere in campagna, evitando però la conseguenza negativa del vivere in aree marginali: l’isolamento" spiega. Per cui: sì alla solitudine creativa, al silenzio, allo spazio personale, al tempo da dedicare alle proprie attività, ma in luoghi facilmente raggiungibili e che non obblighino a spostamenti troppo faticosi. Cristina e Marco lo hanno cercato a lungo il luogo ideale. "In Lunigiana ci sono molti borghi – spiegano – ma difficilmente sono disabitati: di solito ci sono un po’ di case, magari in vendita, più difficilmente in affitto, però poi sono borghi in gran parte fatti anche di seconde case". Quello di Tresana, invece, ad eccezione di una casa abitata e di altre due che lo sono saltuariamente, è un borgo che offre il 95 percento di abitazioni disponibili, in una zona non impervia, molto ben soleggiata, vicina ad un torrente balneabile, circondata da terreni, campi, oliveti, boschi. Poco più di una decina di abitazioni, vicine ma ognuna con la sua indipendenza, quattro sorgenti, altrettante fontane e forni a legna.
Trovato il borgo giusto, ora servono i residenti giusti: "Cerchiamo persone, ma non qualsiasi, che abbiano voglia di stare insieme nell’indipendenza". Dunque soli ma insieme: privacy, ma al tempo stesso momenti di solidarietà e convivialità legati ad eventi o più semplicemente a momenti della giornata. Un progetto di vita, quindi, rispettoso dei principi di sostenibilità ambientale, economica, sociale. "Chiaro che tutto questo andrà nell’ottica di liberarsi il più possibile dal consumo attraverso le reti della grande distribuzione: andando avanti, cercheremo di essere sempre più autosufficienti a livello di approvvigionamento del cibo con l’orto sociale e il rifornimento dai produttori locali, per avere il più possibile una vita ecologica con riduzione di rifiuti e sprechi".
La vendita di due abitazioni ha fatto decollare il progetto. "Per ora siamo quasi tutti artisti – sottolineano Cristina e Marco –, persone legate ad espressioni o professioni artistiche, ma speriamo arrivino anche dei contadini. Mio marito è pittore ma è anche contadino. Siamo molto legati all’idea di bellezza: noi crediamo che un luogo bello possa aiutare a star bene, ad essere in salute". La prima a comprare casa nel borgo è una coppia di Berlino: lei è una danzatrice originaria dello spezzino, lui un cameraman. Poi sono arrivati due pianisti. Le case possono essere acquistate oppure affittate a prezzi competitivi che variano a seconda delle metrature, della presenza di terrazze e terreni. "Grazie all’accoglienza che abbiamo trovato nel comune di Tresana da parte del sindaco Matteo Mastrini a cui è piaciuto molto sia il progetto che il Festival, ad inizio estate dovremo riuscire ad organizzarlo e servirà a far cassa di risonanza per il progetto stesso".