PATRIK PUCCIARELLI
Cronaca

Per le disabili, contro la violenza. Un finale che ora può cambiare

Seguito convegno sulle discriminazioni sulle donne portatrici di handicap: una rete per porre fine al calvario. La storia di Martina, vessata dal marito che le voleva togliere i figli: il coraggio della denuncia.

Per le disabili, contro la violenza. Un finale che ora può cambiare

Per le disabili, contro la violenza. Un finale che ora può cambiare

"Le statistiche ci dicono che il 40% delle donne con disabilità subisce violenza dagli operatori socio sanitari e il 60% dai familiari, caregiver e coniugi". A dirlo Marcella Mazzoli dell’Associazione italiana sclerosi multipla nella cornice del convegno ‘Cambiailfinale’, tenutosi in Comune per fare luce sulle discriminazioni e sulla violenza contro le donne disabili. "Un tema importante perché questo tipo di violenza vale il doppio - ha aperto la sindaca Serena Arrighi -. Bisogna creare una grande rete e sensibilizzare il più possibile sull’argomento". Dati allarmanti quelli presentati che vedono il 53% delle donne con disabilità vittime di violenza e il 64% di queste donne non ha accesso alle risorse economiche familiari. Donne con disabilità esposte allo stupro il doppio rispetto alle altre, parliamo di un 10% e 5%. "Una doppia discriminazione perché donne e perché disabili - ha poi proseguito la Mazzoli -. Spesso figure che si colpevolizzano rispetto alla loro disabilità per questo è necessario che dialoghino con una rete come ha fatto Martina".

Una storia come tante di una ragazza di 35 anni "disabile da 28 anni, sposata con due figli di 12 e 9 anni - sempre la Mazzoli -. Lei lavora part time in un supermercato, la sua famiglia è lontana. Il marito è ingegnere informatico di 42 anni e la rimprovera sempre perché vuole che lei lasci il lavoro per stare a casa con i figli. ‘Se hai la forza per uscire con le amiche puoi anche pulire casa’ le ripete di continuo l’uomo. Lei si attribuisce le colpe, crede di non essere una buona madre, non ha amiche, non sa con chi parlare. Martina ci ha chiamato in sezione e ha esposto la sua situazione. Il marito la minaccia di continuo dicendo che se si separano i figli rimangono a lui perché lei non riesce ad accudirli. Una collega di Martina le ha dato il contatto del centro antiviolenza così lei ha iniziato da poco le pratiche di separazione con valutazione del rischio e piano di sicurezza. Martina sta uscendo dalla violenza".

Questa è solo una delle tante storie, frammenti di una prigione invisibile agli occhi esterni ma ricorrente nelle dinamiche di donne e disabilità. "Il 29,5% delle donne con sclerosi multipla è vittima di discriminazioni sul lavoro - evidenzia la vicepresidente nazionale di Aism, Rachele Michelacci -. Il 6.5% subisce violenza economica, il 9% verbale. Il 40% delle donne da noi intervistate ha avuto il coraggio di denunciare. Per cambiare ci siamo impegnati attraverso vari progetti. Un fenomeno come la discriminazione è complesso è necessario attivare nuove reti territoriali, perché solo insieme possiamo impattare". Poi la vicesindaca Roberta Crudeli: "Tutti assieme abbiamo lavorato per questo evento, l’obiettivo è dare vita a un supporto sul territorio. Tutte devono sapere che il finale può cambiare".