Pediatri, sono 5 in tutta la Lunigiana "Territorio vasto, lavorare è difficile"

Suona l’allarme per il futuro Aldo Vivaldi, medico dei bambini e assessore alla salute nel Comune di Aulla

Migration

di Michela Carlotti

Cinque pediatri in tutta la Lunigiana. Se la carenza di medici di medicina generale in Lunigiana è preoccupante, non è meglio la situazione dei medici pediatri. "Nel giro di qualche anno in tutta la Toscana andranno in pensione una cinquantina di pediatri e andrà bene se ne verranno rimpiazzati una ventina. Questo è un grosso problema, così come quello dei medici di medicina generale". È quanto riferisce Aldo Vivaldi, medico pediatra che da quest’anno ricopre anche l’incarico di assessore con delega alla salute del comune di Aulla. Attualmente sono cinque i medici pediatri in tutta la Lunigiana, di cui una pediatra sta coprendo un pensionamento su incarico provvisorio di sei mesi.

Alla scadenza, dunque, potrebbe esserci il rischio dell’ulteriore riduzione a quattro pediatri a copertura di tutto il territorio lunigianese. Inoltre, il prossimo anno andrà in pensione un altro pediatra ad Aulla e fra tre anni lo stesso Vivaldi. "Essendo in pochi medici pediatri, abbiamo più comuni accorpati. Territori talmente vasti per cui diventa difficile conciliare le visite ambulatoriali alle chiamate domiciliari. O si fa ambulatorio o si fanno le visite a casa". Ed aggiunge: "A Fivizzano è andato in pensione il medico pediatra. Ora c’è il pediatra di Pontremoli che si divide tre giorni a settimama a Fivizzano e tre a Pontremoli". Dunque la situazione è allarmante su tutti i fronti in due anni, entro il 2022 saranno complessivamente nove i medici in congedo pensionistico. Come viene affrontata questa emergenza? In attesa della riforma del tirocinio a livello nazionale e nelle more dell’entrata in vigore del nuovo Accordo collettivo nazionale di medicina generale sottoscritto lo scorso gennaio, ogni medico frequentante il corso di formazione potrà acquisire fino a 800 assistiti il primo anno di frequenza del corso e fino a 1500 assistiti il secondo e il terzo anno. È quanto stabilisce lo schema di accordo deliberato in primavera dalla Giunta regionale che prevede inoltre l’attribuzione di incarichi provvisori e l’aumento temporaneo del numero degli assistiti oltre il massimale individuale fino a 1800. Eppure, anche queste misure straordinarie non sembrano sortire gli effetti sperati. I medici che frequentano i corsi di formazione non pare abbiano nelle loro mete la Lunigiana. Inoltre, l’aumento del massimale di assistiti non è stato accettato nella percentuale sperata ed anzi, secondo quanto riferisce Vivaldi, alcuni medici proprio per questo hanno anticipato il pensionamento dai settanta ai sessantotto anni. Infine, gli incarichi provvisori difficilmente si traducono in trasferimenti definitivi.

Quali soluzioni nel futuro prossimo, dunque, onde evitare che migliaia di lunigianesi restino senza medico di base? Una soluzione potrebbe essere un minimo di rotazione dei medici ospedalieri ma, come riferisce Vivaldi: "Dal Noa di Massa non si sposta nessuno perché venire in Lunigiana è come essere degradati da generale a soldato semplice". Ed allora sorge spontanea la domanda: che senso ha tenere aperti gli ospedali della Lunigiana senza medici a sufficienza? "Senza rotazione dei medici ospedalieri del Noa, senza strumentazioni, i nostri ospedali con tutto il rispetto per chi ci lavora, sono lasciati morire. Gli ortopedici sono quattro – spiega Vivaldi - se mi rompo il braccio e vado in ospedale a Fivizzano devo sperare che il medico non sia in turno a Pontremoli". La politica locale cosa fa? Tenta di fare pressione sulla direzione aziendale. Sarebbe utile la rotazione dei medici ospedalieri ed anche introdurre incentivi per favorire la presenza in questi territori marginali i cui altrimenti le strutture sanitarie rischiano di trasformarsi nell’anticamera della morte.