REDAZIONE MASSA CARRARA

Scuola guida ‘trucca’ le patenti

Falsificati i dati anagrafici di 68 cittadini albanesi: titolare a processo

Tribunale (foto d'archivio)

Massa, 3 maggio 2019 - A far saltare il banco era stato un normale controllo della polizia stradale al casello dell’autostrada. Questione di routine, almeno così sembrava quando la pattuglia ha fermato l’auto condotta da un giovane residente in un centro della provincia: gli agenti hanno però notato qualcosa di strano soprattutto nella tempistica con cui il conducente dell’auto (un cittadino albanese) aveva ottenuto la patente italiana convertendo quella del suo Paese d’origine, con cui poteva circolare sulle nostre strade solo per un anno. Quel «qualcosa di strano» stava proprio nella documentazione presentata alla motorizzazione dal titolare della scuola guida cui l’uomo si era rivolto per avere la patente italiana. E come lui altri 67 connazionali. Secondo le accuse, il proprietario dell’autoscuola avrebbe alterato i dati anagrafici in modo da far risultare tempistiche non reali sulla effettiva residenza in Italia. Nei suoi confronti nel giugno scorso era scattata la richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura, l’altra mattina in tribunale è iniziato il dibattimento in processo.

L’accusa è di falso ideologico in atto pubblico mediante induzione in errore di pubblico ufficiale: tutto ruota come detto sulle copie dei certificati anagrafici presentati da 68 cittadini albanesi per ottenere la conversione della loro patente in quella italiana. Per ottenerla è necessario dimostrare di non essere residente in Italia da più di quattro anni, secondo quanto previsto da un accordo fra Roma e Tirana. Su quelle fotocopie il titolare della scuola guida (difeso dagli avvocati Roberto Iacopetti e Carlo Pellerano) avrebbe messo le mani proprio per «ridurre» il periodo di residenza dei suoi clienti: la documentazione così alterata è stata poi portata alla Motorizzazione per ottenere la conversione delle patenti da albanesi in italiana.

E il reato contestato è proprio questo: aver fatto cadere volutamente in errore un pubblico ufficiale, nella fattispecie l’ignaro funzionario della motorizzazione. «Ci siamo rivolti a quell’autoscuola per avere la nuova patente» ha raccontato in tribunale il primo dei cittadini albanesi chiamati a testimoniare dal pubblico ministero Susan Pietrini, deposizione però interrotta dal giudice Antonella Basilone che ha chiesto di poter sentire prima il racconto degli agenti della polizia stradale incaricati delle indagini. Tutto da chiarire infatti il ruolo di chi ha ottenuto la patente grazie alle copie dei certificati alterati dal titolare della scuola guida: in un primo momento erano stato indiziati di reato, salvo poi essere tutti scagionati dopo essere stati ascoltati durante le indagini preliminari quando hanno scaricato la colpa di quanto accaduto sul titolare dell’autoscuola. Non è però escluso che la loro posizione possa tornare ad aggravarsi sulla base della ricostruzione fatta dalla polizia. Il processo è stato aggiornato al 4 luglio

Claudio Masseglia