"Papà è qui che lavori?": Asti apre all’esterno

Una giornata di visIte nei padiglioni della multinazionale di Avenza che fa conoscere come nascono le megaturbine dirette in tutto il mondo

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di Alfredo Marchetti

"Cos’è quel macchinario papà?". "E’ qui dove passi il tempo?". Voci di bimbi, suoni insoliti tra quelle mura, arricchiscono il mega capannone di ‘Asti’. Durante il turno i dipendenti hanno la compagnia di rumori di macchine e procedure dettagliate al millimetro, oggi la scena è conquistata da passeggini, nonni, mogli o semplici amici. Grande apertura alle famiglie dell’azienda Asti di viale Zaccagna, nella zona industriale della città del marmo, sulla falsariga di Adriano Olivetti, l’imprenditore illuminato che sognava una fabbrica a misura d’uomo.

Per tutta la mattinata sono stati gli stessi dipendenti a fare da ciceroni ai loro parenti, per far comprendere meglio il loro lavoro, l’occupazione che permette di avere il pane sul tavolo e far studiare i figli.

Cercare di raccontare dove papà passa 8 ore al giorno non è semplice, soprattutto se l’azienda per la quale lavori si occupa di manutenzione e revisione di turbine di motori di aereo applicati alla creazione di energia elettrica per gli stabilimenti industriali di tutto il mondo. Meglio quindi far vedere a mamma e nonno direttamente in azienda di cosa ti occupi.

Il colosso ‘Asti’ ha aperto i battenti nel 2019, rilevando i capannoni di Gaspari Menotti. Il superpolo tecnologico Aero service technologies Italy è una società italiana del gruppo internazionale Aero Alliance, che è poi una joint venture a pari quote fra due colossi, ossia Baker Hughes e Ge Power. In questi due anni l’azienda, nata nella zona industriale di Massa, ha avuto una costante crescita e dai 70 dipendenti iniziali siamo già arrivati a 90 con piani ancora di crescita. Tutti assunti nella nostra provincia. Questo grazie a un mercato costante nel tempo: la manutenzione sulle turbine viene effettuata sia sulle vecchie che in quelle nuove. Un colosso che guarda anche all’ambiente, visto che le stesse turbine sono alimentate a gas, quindi la mission aziendale è già al passo con i tempi.

Nei 16mila metri quadrati coperti (36mila metri quadri in totale) si lavora per il mercato mondiale, con i due partner che si servono del polo di viale Zaccagna per assistere i loro clienti. Coinvolti alla mattinata anche ‘Unigum’, azienda fiorentina che si occupa di dispositivi di sicurezza, ‘Hera ambiente’ e l’associazione ‘Un cuore e un mondo’, per sensibilizzare sui temi dell’impatto ambientale, per la parte della salute e della sicurezza. La realtà imprenditorale nata da pochi anni, ma già molto attiva sul mercato guarda però anche al tessuto sociale della provincia.

Da poco è stato attivato un progetto con la Provincia e le istituzioni locali al fine di creare eventuali corsi di formazione che portino gli studenti di oggi, tecnici del domani, a conoscere durante la didattica cosa potrebbero essere chiamati a fare se entrassero dai cancelli di viale Zaccagna. Basti pensare che la settimana scorsa l’ufficio delle risorse umane della realtà nata dalla joint venture ha incontrato i professori delle scuole e sette giorni prima i presidi. L’obiettivo è entrare nelle scuole medie per invogliare i ragazzi a scegliere una carriera tecnica che assicuri un lavoro solido.

Da ultimo non sono stati pochi problemi nel reperire dipendenti specializzati e tecnici in grado di far fronte ai numerosi compiti della produzione. Da qui il sollecito alle scuole a fornire giovanitecnici specializzati da inserire nella produzione della multinazionale.