
di Natalino Benacci
"Mio babbo partigiano. Patriota senza nazione" è il titolo del libro che Andrea Ranieri ha dedicato al padre, Paolino, una delle figure più importanti della Resistenza e della politica locale nel secondo dopoguerra. Il volume è stato presentato nei giorni scorsi alle Stanze del Teatro della Rosa di Pontremoli da Caterina Rapetti e Giorgio Pagano alla presenza dell’autore. L’incontro è stato organizzato dalla sezione Anpi di Pontremoli e dall’Istituto Storico della Resistenza Apuana con il patrocinio del Comune e della Biblioteca "Cimati".
Paolino Ranieri fu commissario politico di formazioni partigiane prima nell’Appennino parmense e poi in Val di Magra, nonché sindaco di Sarzana dal 1946 al 1971, anni che videro porre le basi per lo sviluppo della città. Il figlio Andrea ( che era anche il nome di battaglia del padre) è stato parlamentare e assessore alla cultura del Comune di Genova, E’ un libro in cui un figlio ricorda il padre in una piccola biografia intima. "Paolino figlio di una madre povera e vedova, condannato dal Tribunale Speciale, partigiano, sindaco comunista di Sarzana per più di venti anni, che ancora girava per le scuole a raccontare ai bambini la resistenza e la Costituzione", queste parole in memoria testimoniano la forza della passione civile che ha contrassegnato la vita di un "patriota senza nazione", come sta scritto nel sottotitolo del libro.
"Nel suo ruolo di commissario politico Paolino Ranieri ha incontrato il comandante partigiano Facio nello Zerasco - ha detto Caterina Rapetti - nel giugno del 1944 e poi fu incaricato dal Partito comunista di andare a Adelano di Zeri a condurre un’inchiesta sull’uccisione di Facio. In quell’occasione Laura Seghettini lo avvertì che correva il rischio di essere fatto fuori anche lui". Per aver nascosto una piastra di un mortaio raccolta da un aviolancio, il "tribunale" partigiano aveva accusato Facio di tradimento.
Un pretesto assurdo per motivare una condanna a morte. Dietro quel verdetto si sono ipotizzate questioni politiche tra le diverse formazioni combattenti, oltre che contrasti personali. L’autore ha confermato che il padre aveva due miti: Rudolf Jacobs, ufficiale della Wermacht di stanza nel porto della Spezia e poi partigiano e Dante Castellucci, detto "Facio", eroico comandante calabrese del "Picelli". Giorgio Pagano, già sindaco della Spezia e autore di numerose pubblicazioni sulla Resistenza, ha sottolineato l’importanza del ruolo di commissario politico rivestito da Paolino Ranieri. " Aveva il compito di indicare ai giovani le ragioni della lotta e insegnare il rispetto per le popolazioni dei territori in cui i partigiani avevano le proprie basi. E il comportamento di Paolino fu sempre all’insegna della dirittura morale e politica". Un’esperienza formativa che portò successivamente nelle istituzione del dopoguerra.
L’autore ha svelato di aver chiesto che fosse cambiata la falsa motivazione della medaglia d’argento che lo Stato conferì al comandante partigiano "Facio". C’era scritto che era stato ucciso in combattimento dai nazifascisti: un’ invenzione ipocrita e omertosa per coprire il misfatto. "Ma mi risposero che non era possibile", ha concluso Andrea Ranieri.