ALESSANDRA POGGI
Cronaca

Paola Greggio L’immortalità delle parole

L’artista lombarda è stata ospite del primo incontro in Accademia di un ciclo di seminari sull’arte a 360 gradi

di Alessandra Poggi

Le ‘Parole’ di Paola Greggio aprono il ciclo di conferenze sugli artisti rivolte agli studenti dell’Accademia. Greggio mette al centro delle sue opere le parole, in particolare quelle dei quotidiani, la forma di comunicazione più effimera che esista, oggi preziosa testimonianza dei fatti del giorno, domani carta da macero. Paola Greggio giornalista, communication manager, editrice e giornalista originaria di Brescia e sorella del celebre attore Ezio, si è avvicinata all’arte di recente, grazie a quelli che lei definisce "una serie di incontri fortunati", ma la singolarità delle sue opere l’hanno già proiettata nel panorama artistico nazionale tra le artiste più significative. È stata la giornalista Alessandra Vivoli a portare Paola Greggio in Accademia dopo aver conosciuto l’artista e le sue opere. E così in una gremita sala marmi dell’Accademia con il direttore Luciano Massari a fare gli onori di casa, Alessandra assieme al giornalista David De Filippi hanno fatto una chiacchierata con Paola per far conoscere ad un interessatissimo pubblico di studenti come sono nate le sue opere e il suo percorso di artista. Semplice: grazie a una serie di incontri fortunati. Il primo con Silvia Dayan, artista argentina che esprimeva la sua arte spatolando stucchi con la fettuccia. Paola su suggerimento della Dayan ha provato ad usare la sua tecnica, ma non era nelle sue corde. Da qui l’idea di ‘impastare’ le pagine dei giornali con il gesso. Impastare e non lavorare il materiale, perché Paola è anche un’ottima cuoca e ama impastare. Le sue opere sono imbevute dal sole, dal vento e dai colori della Sardegna, l’isola dove Paola realizza i suoi quadri di parole affidando al sole e al vento il compito di creare l’effetto visivo. Il secondo incontro fortunato è stata la fidanzata del figlio di Paola, che dopo aver visto le sue opere ha voluto realizzare una mostra, il terzo con il gallerista milanese Massimo Ciaccio, che nelle sue opere ha visto un potere evocativo capace di rendere immortali e trasformare in arte il mondo effimero delle pagine di giornale. "Ho provato a sperimentare la tecnica di Silvia – ha spiegato Paola agli studenti – ma non era la mia. E così ho provato ad usare la materia prima che mi apparteneva e ho iniziato a impastare i giornali. Lavoro per terra. Non avrei mai pensato di diventare un’artista. All’inizio impastavo i giornali a caso, di recente selezioni in base ai colori o al titolo".