Marri, l’economia al monte è circolare Dalle scaglie vetro e complementi d’arredo

Mentre la marmettola potrebbe paralizzare il settore, la Granulati Carrara manda in pensione la vecchia guardia e assume nuove leve

Migration

di Alessandra Poggi

Sei dipendenti della Granulati Carrara della famiglia Marri sono andati in pensione. E subito sono state assunte altrettante persone da aggiungere all’organico. In pensione sono andati il titolare Mauro Marri e il fratello Mario, Rita Opar, Giuseppe Pinelli e i fratelli Salvatore e Renato Satta. La Granulati Carrara della famiglia Marri da oltre trent’anni presente sul mercato, con azionista al cinquanta per cento Enrico Bogazzi, è uno stabilimento per la produzione di granulati a conduzione famigliare situato in via Gottara ad Avenza. La famiglia Marri è titolare anche di uno stabilimento gemello ad Albiano Magra, per un totale annuo di dodici milioni di euro di fatturato. E se al monte le aziende rischiano il blocco perché producono marmettola, polvere di marmo che potrebbe essere inquinata dagli agenti chimici di cui la Regione sta per bloccarne la vendita, al piano la Granulati Carrara non ha di questi problemi perché grazie alla lavorazione a secco delle scaglie le polveri che ottiene sono di puro carbonato di calcio, utilizzabili per ottenere materiali nobili come il vetro. Prodotto ottenuto dagli scarti di lavorazione e dalle scaglie.

Tornando alla Granulati Carrara, lo stabilimento di via Gottara misura trentamila metri quadrati (quello di Albiano 60mila), macina 300mila tonnellate di scaglie l’anno, più altre duecento ad Albiano per un totale di 500mila, che spedisce in tutto il mondo sotto forma di quindici materiali tra sassi, ghiaino, ciottoli (imili a quelli dei fiumi, usati anche come complementi di arredo), polveri di marmo e carbonato di calcio impiegate per realizzare vetro, mattonelle o plastica.

"La nostra è un’azienda a conduzione familiare – spiega il titolare Francesco Marri – l’aveva rilevata mio padre dopo la chiusura della Granulati d’Italia. Noi e i nostri dipendenti siamo come una famiglia. Per motivi di lavoro stiamo assieme tante ore, e non poteva che essere così. Come politica aziendale abbiamo sempre privilegiato di assumere persone del posto perché abbiamo il marmo nel Dna. Dopo il pensionamento dei sei storici dipendenti ne abbiamo assunti altri sei, e questo nonostante la crisi e il caro energia. Lavoriamo a secco, le scaglie vengono triturate attraverso strumenti simili al mixer di casa ma in versione gigante, per questo non inquiniamo e le nostre polveri sono pure e possono essere vendute per altri utilizzi. Commerciamo in tutto il mondo, in particolare in Europa, in Tunisia e in generale nei Paesi africani. Nel ’68 mio padre ha rifornito la Libia di Gheddafi con tonnellate e tonnellate di granulati, che erano servite da riempimento per la costruzione delle case popolari nel dopo rivoluzione. Partivano due navi a settimana dal porto di Marina verso Tripoli. Prima ancora di essere Granulati d’Italia – prosegue la dichiarazione – lo stabilimento era della Gcc. La nostra forza è la produzione di granulato generico, abbiamo una gamma più vasta di prodotti e lavoriamo solo scaglie. Usiamo macchinari come il vagliatore che grazie a cinquanta setacci riesce a separare i granulati in dodici misure diverse. In più lavorando a secco senza impiego di agenti chimici riusciamo ad ottenere polveri pure e di varie misure. Insomma, non buttiamo via niente durante il ciclo della lavorazione. Ogni prodotto ha un suo acquirente – conclude Francesco Marri – riforniamo vetrerie come la Bormioli o aziende leader come la Saint Gobain. Il carbonato di calcio infatti in alto forno si scioglie. Una decina di anni fa abbiamo iniziato a produrre i ciottoli di marmo, simili a quelli dei fiumi e di cui è vietata la raccolta al naturale. Si tratta di una linea molto apprezzata e si possono impiegare in molte soluzioni, anche come complementi di arredo".