Maria, la scia di sangue in cava. I figli e i parenti dei Bernacca sacrificati nel lavoro del marmo

La storia di chi ha lasciato affetti e pezzi di cuore sulle bancate del monte. Dal sogno di una famiglia alla realtà di incidenti e infortuni. Quando la prevenzione non esisteva.

Maria, la scia di sangue in cava. I figli e i parenti  dei Bernacca sacrificati nel lavoro del marmo

Maria, la scia di sangue in cava. I figli e i parenti dei Bernacca sacrificati nel lavoro del marmo

C’è una casetta che si affaccia sul maestoso scenario delle cave di Carrara. Ci abita una donna, Maria, massacrata da una vita ingenerosa che l’ha spezzata più e più volte: era una ragazza quando suo fratello, Leonello Bombarda, una sera non torna più a casa. Schiacciato da un blocco di marmo, impossibile raccoglierne i resti. Il dolore per quel fratello sembra annullarla, ma Maria ha dalla sua il vigore della giovinezza ed è di nuovo felice quando si sposa con Battista. Certo, il lavoro alle cave non permette loro di scialare con due figli piccoli, ma Maria e Battista sono forti e riescono a farsi la loro casa in mezzo al verde. È il 1969, sta per nascere il terzo figlio quando il destino torna a bussare: il cugino, Michele Bombarda, muore come suo fratello. Maria è una donna semplice ma stringe i denti e va avanti. E poi, ha la sua famiglia e ringrazia Dio perché, nonostante tutto, è riuscita a ritagliarsi il suo angolo di paradiso. Il 16 febbraio 1973 Battista Bernacca muore in cava, maciullato da una ruspa. Non si chiede, Maria, se questo ennesimo strappo alla sua vita si poteva evitare. Le parole prevenzione, responsabilità non rientrano nel suo vocabolario, il suo dolore resta silenzioso, ma qualcosa in lei avvizzisce nonostante le siano rimaste le sue creature. Ma i ragazzi, si sa, hanno riserve miracolose. Uno dei figli, Luciano, ha un amico del cuore, Massimo. Sono inseparabili e sognano insieme un futuro nonostante sappiano che bisogna crescere e aiutare la famiglia. È il 1977, Massimo Brunini ha quattordici anni ed è il suo primo giorno di lavoro in segheria quando il braccio del telaio per il taglio del marmo lo divide in due.

Maria oggi non c’è più, ma ogni giorno della sua vita ha pregato per i figli che lavorano in cava, perché quei due pezzi del suo cuore, insieme a tutti i loro compagni di lavoro, ogni istante della loro vita rischiano di crepare lì, sul piazzale, esattamente come i loro nonni, padri, fratelli, amici. Esattamente come loro, nonostante siano passati sessant’anni e l’evoluzione tecnologica abbia modificato il profilo dell’universo. Tutto è cambiato, in questi sessant’anni, tranne questo grottesco meccanismo i cui ingranaggi sono solo due: lavoro e morte.