NATALINO BENACCI
Cronaca

A Pontremoli c’è il lupo mannaro... C’è chi vuole sfruttarlo per i turisti

Nel centro storico si riparla di una figura classica della mitologia popolare

Luciano Preti ha realizzato il «suo» Lupo Mannaro

Massa, 27 maggio 2018 - Urla disumane nel buio di una notte senza luna, accompagnate da fugaci apparizioni di una figura animalesca tra i medievali angoli oscuri dell’antico borgo, hanno terrorizzato e messo in fuga, poche sere fa, un gruppo di ragazzi che stava passeggiando nelle vie del centro storico vicine al Piagnaro. Una sagoma minacciosa, che emanava un odore acre e disgustoso, si agitava digrignando i denti e ansimando tra l’umano e l’animalesco. I giovani pontremolesi hanno subito capito che doveva trattarsi del personaggio principe delle leggende tradizionali: sì, era proprio il famigerato lupo mannaro. Una figura classica della mitologia popolare, ma ormai quasi estinta anche nella fantasia dei cultori del brivido paesano, che per tener calda la leggenda, ne inventavano di tanto in tanto qualche apparizione nel borgo sotto il castello o nella vicina Biedla. Per celia o forse per potersi sentire ancora protagonisti cantori e depositari di storie e leggende che appartenevano a quella televisione dell’altro ieri che è il focolare.

L’improvviso terrore ha lasciato subito il posto alla curiosità con cui si legge un racconto horror. E il gruppo ha cercato di seguire il protagonista della leggenda, immortalata dagli stupendi versi dialettali di Luigi Poletti. Tutto inutile. Il lupo mannaro a Pontremoli ha sempre accompagnato i pensieri dei nottambuli e degli insonni nelle sere di luna piena quando negli angoli più bui la fantasia inventava ombre e suoni e il cuore marciava all’unisono con qualche sinfonia di Beethoven stratificata nella memoria. In passato chi ha avuto l’occasione di vederlo non lo ha mai riconosciuto con certezza. La trasformazione scenica muta i lineamenti e il dramma del doppio rovescia il carattere tanto che se qualche coraggioso si è azzardato a tentarne l’identificazione non ha ottenuto nessun risultato. Il lupo mannaro sfrutta la sua poliedrica personalità per difendersi di giorno e attaccare di notte. Una specie di Clark Kent ante litteram. Ecco che all’improvviso stranamente in una notte lontana dal plenilunio, risalta fuori con la rabbia di chi, come il conte di Montecristo, ha subito decenni di quarantena.

Ma questo ritorno lascia perplessi. Quel suo apparire anacronistico vicino alle piazze e lontano dai tradizionali «surcheti» e dai pertugi della leggenda, sa più di scherzo goliardico ai danni di ragazzotti ingenui o tutt’al più di un’operazione turistica ,sulla scia di quelle intraprese in Romania per il conte Dracula. Il lupo mannaro classico, di animo nobile (si fa per dire) ha sempre lasciato agli aggrediti un’ancora di salvezza: come dice la leggenda, salendo tre gradini di una scala, si mette in moto un potente esorcismo che ha il potere di bloccare l’uomo-animale. Questo licantropo più moderno che forse ha visto la cine-saga Twilight rinunciando ad operare fuori del vecchio contesto immaginario, non offre neppure questa possibilità di scampo. Potrebbe essere dunque un figlio degenere che non rispetta la memoria dei padri ed offre un’interpretazione errante da un punto di vista filologico. Ma anche gli animali selvatici da tempo sono arrivati alle porte dei centri abitati in cerca di cibo.

Tuttavia è meglio pensare che si tratti di una sperimentazione «povera« che sta tra il folklore e la pubblicità, un tentativo di migliorare l’immagine turistica di Pontremoli. L’idea non è male. Un servizio di lupi mannari ben organizzato potrebbe suscitare la curiosità e il desiderio di sensazioni morbose che sembrano attrarre oggi tanti turisti .Per questi novelli «figli della luna» occorrerebbe studiare la collocazione di alcuni «punti di attacco« nella zona storica strategicamente adeguati a infondere un terrore hollywodiano.Le iscrizioni sono aperte: per le referenze provate di notte al Castello...