"L’erosione? E’ colpa del porto Folle pensare a un ampliamento"

I Paladini Apuoversiliesi tornano alla carica: "Si vuole negare l’evidenza. Lo dicono gli esperti, oggi come nel 1802"

di Luca Cecconi

Le ultime mareggiate hanno riportato al centro del dibattito il tema dell’erosione della spiaggia. Se ne parla da tanti anni, troppi, si sono fatti vari tipi di interventi (scogliere, pennelli, ripascimenti), ma il danno è stato comunque fatto – il bel litorale di Marina di Massa è solo un ricordo – e il problema è sempre lì, ben lungi dall’essere risolto e anche capito. La prossima stagione balneare, per l’ennesima volta, è a rischio: la spiaggia, in molti punti, è ridotta ai minimi termini, e i lavori di ripascimento previsti dalla Regione a Poveromo sono bloccati a causa di problemi giudiziari-amministrativi della ditta che ha vinto l’appalto; inoltre c’è sempre la spada di Damocle rappresentata dal Covid.

Ormai è evidente a tutti il fatto che sia necessario un intervento unico e risolutivo oppure una serie di interventi a cadenza fissa. Non si può andare avanti con provvedimenti tampone, una tantum. Portano ugualmente via risorse e sono perfettamente inutili. Ma quando si parla di erosione bisognerebbe anche parlare del porto di Marina di Carrara. Dopo il periodo negazionista della fine del secolo scorso, negli ultimi anni nessuno negava più – neppure l’Autorità portuale – la responsabilità del porto nell’erosione della spiaggia di Marina di Massa. La natura, diciamo così, avrebbe ’mangiato’ (forse) 20 o 30 metri di spiaggia, non certo 100 metri e passa come è accaduto a Marina dai primi anni ’70. Guarda caso da quando è stato allargato il porto alle dimensioni attuali. Ora, però, non si sa bene perchè, sono tornati i negazionisti. La battaglia sul porto è una delle priorità dell’associazione Paladini apuoversiliesi.

"Qualcuno – afferma la presidente Orietta Colacicco – dice che siamo faziosi, che il Porto di Carrara non ha portato e non porterà erosione. L’erosione è un fenomeno naturale, si sa, ma il porto ha accelerato e di molto il fenomeno. Visto che risale agli anni ‘30 (il porto è nato nel ’29, ndr), basta confrontare le immagini dalla Torre Fiat del 1952 e del 2018 e domandarsi come mai la linea di costa si frastaglia sempre più, sino ridursi a una linea sottilissima. Del resto non lo abbiamo detto noi, ma 59 scienziati di tutto il mondo, che qui sono venuti, a partire dal 2001, come relatori del Forum Internazionale del mare e delle coste da noi organizzato. Quello tra coste e porti è un matrimonio difficile".

Orietta Colacicco va ancora più indietro nel tempo. "Addirittura – dice – nel 1802 la relazione della Commissione Lizzoli, reperita all’Archivio di Stato, prevedeva come la costruzione di una tale opera “innaturale” avrebbe portato a una perdita di 200 passi di spiaggia ogni 52 anni. Ed è ciò che sta avvenendo. Nel 2001 il Ministero dell’Ambiente bocciò il progetto di un ulteriore ampliamento perché troppo impattante, troppo pericoloso. Si è riparlato di ampliamento nel 2014 e di nuovo adesso per volontà dell’Autorità della Liguria Orientale, perché nel frattempo il Porto di Carrara è stato accorpato al Porto di La Spezia. Abbiamo chiesto di che dimensioni sarà l’ampliamento, ma non abbiamo avuto risposte precise. Sappiamo dal Documento di pianificazione strategica di sistema (Dpss), che sarà del 70% dell’attuale porto. Carrara avrà così il porto commerciale e il porto turistico e, a detta loro, senza erosione ed esondazioni. Qualcuno ci crede davvero?".