
di Natalino Benacci
Quattro statue stele del Museo “Cesare Ambrosi“ sono andate in trasferta al Museo Nazionale di Zurigo per la mostra “Uomini scolpiti nella pietra“ che rimarrà aperta sino al 16 gennaio. La rassegna svizzera espone una quarantina di stele provenienti da una ventina di musei (Italia, Germania Francia, Svizzera) e offre uno sguardo unico sulla vita dell’uomo nel Neolitico. A rappresentare le stele lunigianesi sono gli originali “Casola“ e “Moncigoli“ più due calchi “Treschietto“ e “Minucciano III“. La mostra internazionale, curata da Jacqueline Perifanakis e Luca Tori vuole raccontare le popolazioni che hanno abitato l’Europa durante il Neolitico cominciando a praticare l’agricoltura e l’allevamento, diventando sedentarie e usando per la prima volta il metallo. "Questi cambiamenti portarono a enormi sconvolgimenti sociali - si legge nella presentazione dell’evento - come testimoniano le stele di pietra erette con grande dispendio di energie in quasi tutta Europa. Tra i monumenti più antichi del continente, stele e statue di pietra rappresentano figure umane, alcune con volti e braccia, altre con pettinature e tatuaggi. Altre ancora portano oggetti preziosi o stringono tra le mani utensili con le innovazioni dell’epoca: asce per abbattere alberi o combattere, aratri per lavorare i campi, gioielli di rame, archi e frecce per cacciare e combattere". La mostra si apre con un monolite di Bevaix (Cantone di Neuchâtel), un esemplare dei menhir eretti già nel V millennio a.C. in tante aree. Queste grandi pietre allungate, grossolanamente squadrate o lasciate grezze fanno già intravedere una forma umana, precorrendo le stele che si sono diffuse mille anni più tardi in tutta Europa. La seconda parte della mostra è sulle stele antropomorfe come fenomeno europeo, contrapponendo esemplari di sculture provenienti da Italia, Francia e Germania. Ogni regione si distingue per le sue peculiarità: dai piccoli esemplari provenzali, apparentemente asessuati, composti da una sola testa, alle stele dell’Occitania con le loro complesse acconciature e tatuaggi, fino alle sculture del Trentino-Alto Adige. La terza parte della mostra ripercorre il periodo in cui sono state create le sculture antropomorfe. Un’epoca di sconvolgimenti e innovazioni, segnata dall’invenzione della ruota e dell’aratro e dall’uso del rame. L’ultima parte della mostra si incentra sul significato e lo scopo delle stele. Per i curatori della rassegna è logico interpretare le stele come rappresentazioni di personalità appartenenti all’élite al potere. Venerate come antenati e forse come divinità.