MARIA NUDI
Cronaca

Le illustrazioni di Bansem per il libro di Deangeli

Semir Bannour, 24enne viareggino, studente e artista, ha conquistato il successo con il suo talento e la sua determinazione. Da lavori stagionali alla presentazione di un libro con Giulio Deangeli, la sua storia dimostra che la volontà paga.

Le illustrazioni di Bansem per il libro di Deangeli

Le illustrazioni di Bansem per il libro di Deangeli

La voglia di studiare e lavorare paga. E’ la storia di Semir Bannour, viareggino 24enne rimasto con la mamma Stefania da quando il padre, tunisino, se ne andò di casa senza far sapere più nulla di sé. Studente all’Accademia delle Belle Arti di Carrara, ha ilustrato il libro “La facoltà di scegliere” del genio delle neuroscienze Giulio Deangeli e con lui ha presentato il volume alla Camera e al Senato nell’aula “Caduti di Nassiriya”. Una storia parallela a quella di altri giovani diventati famosi, nonostante la partenza sfavorita nella gara della vita.

"Sono sempre vissuto nell’umiltà. Mi mantengo da solo, facendo lavori stagionali nella ristorazione a Viareggio e anche all’estero. Tra poco andrò in Danimarca. Ma fin da piccolo sognavo di essere un artista. Il mio nome d’arte è Bansem".

Quando l’hai scoperto?

"Avevo 8 anni, andavo alle elementari e disegnavo molto meglio di come mi esprimevo. Avevo difficoltà nel parlare. Per me l’arte una liberazione. Quando ti trovi davanti a un foglio bianco quello che realizzi, e disegni, non è altro che la verità. Il foglio non mente mai"

Come hai conosciuto Deangeli?

"E’ stato un caso. Mi piace leggere e leggendo ho conosciuto lui e il suo gruppo. Via social gli ho mandato un messaggio lunghissimo. Con mia grande sorpresa e gioia il giorno dopo mi ha risposto e così è nato il nostro rapporto, del quale sono orgogliosissimo. Avrei dovuto scrivere anche un capitolo del libro, ma non ho avuto la possibilità di farlo. Lavoro e studio. Ho disegnato per lui cinque illustrazioni, ero alla presentazione del libro a gennaio 2023 del libro a Villa Bertelli e poi mi ha chiesto di andare a Roma con il suo team “A chioce for life“".

Che esperienza è stata?

"Bellissima. La mia prima volta a Roma. Quando ho iniziato il mio intervento mi sono scese le lacrime e mi tremavano le gambe. Non ho avuto una vita facile e ho superato anche difficoltà nel parlare. Ma ce l’ho fatta. E da solo".

Il sogno nel cassetto?

"Sogno di vivere d’arte, diventare un insegnante e stare accanto ai ragazzi. Sto finendo il percorso in Accademia. "Lavoro nella mia casa di Viareggio. Oltre a disegnare, soprattutto in bianco e nero con la penna a sfera, mi piace scrivere, leggere".

A chi donerebbe una sua opera e a chi dedica il percorso che ha fatto fino a oggi?

"Ai miei nonni Mario e Gabriella che non ci sono più".

Una piccola storia di volontà e tenacia come ce ne sono tante, tra i nuovi italiani, ma che spesso non riescono a raggiungere l’attenzione sociale in un mondo che sta più attento al male che al bene.