
Le donne russe piangono i caduti "Fiori per tutti i nostri parenti"
di Roberto Oligeri
Non c’è russo che non abbia avuto un parente caduto in quella che chiamano “la Grande Guerra Patriottica“, la seconda guerra mondiale. Il 9 maggio di ogni anno è tradizione non solo nella in Russia ma in ogni Paese dove sia presente una sua comunità, Stati Uniti compresi, sfilare nelle città portando il ritratto di un familiare ucciso. "E’ l’omaggio al Reggimento Immortale, una tradizione sorta per tramandare ai posteri il ricordo di chi è morto per la liberazione del Paese - spiegano Oxana, Diana, Valentina, Olga, Natalja eAnastasia - e viene fatto in ogni parte del mondo, ovunque vi sia una comunità russa". Le signore da anni vivono in Italia, sposate con italiani, sono mogli, madri, lavorano, insegnano e bene inserite nel nostro Paese. Organizzate dall’Associazione Reggimento Immortale sezione Genova, sono giunte in Lunigiana per portare fiori sui luoghi dove i loro compatrioti, giunti in Italia come prigionieri di guerra, fuggirono e si unirono alla nostra Resistenza. In tanti morirono in combattimento. Come Mikhail Tartufian-Trutnev, 23 anni, Vassili Belakoski, 30 anni, Victor Ivanov, 34 anni, catturati dalla Decima Mas il 14 marzo 1944, torturati e fucilati. Sono arrivate a Merizzo e a Bagnone le signore, dove Vassili, Mikhail e Victor si erano uniti ai partigiani e dove hanno i trovato la morte; hanno portato un omaggio floreale, in ricordo dei caduti. E l’hanno fatto il 22 giugno scorso. "Provo orgoglio per il fatto che questi uomini anche qui si sono uniti per una causa comune: percepisco questi caduti come fossero stati miei parenti. Sono stati 27 milioni i morti, fra militari e civili, in Russia a seguito dell’invasione della Germania di Hitler. Si conosce lo Sbarco in Normandia, ma nulla dell’Operazione Bagatrian, scattata in contemporanea sul fronte orientale, dove le nostre armate hanno distrutto intiere divisioni tedesche. Al di là della difficile situazione attuale, vorrei dire - afferma una delle russe - che i dirigenti, i capi oggi ci sono, ma poi cambiano. Però è fondamentale che non si distruggano i rapporti fra i popoli. Va salvaguardata l’umanità dimostrata dalle nostre madri e nonne, le babuske che nelle isbe hanno accolto migliaia di soldati italiani salvandoli dalla morte per assideramento e stenti durante la ritirata nell’inverno russo. L’hanno fatto benchè questi militari fossero nemici. Sono i valori inalienabili che bisogna difendere".