FRANCESCA FREDIANI
Cronaca

Le api di Sara Borghini. Un modo per scoprire la natura fra i banchi. Le lezioni degli insetti

La giovane Borghini, insegnante, è anche apicoltrice e custodisce preziose arnie che cura e alleva con passione e profonda dedizione. Un insegnamento di vita dalla laboriosità di un mondo organizzato .

La giovane Borghini, insegnante, è anche apicoltrice e custodisce preziose arnie che cura e alleva con passione e profonda dedizione. Un insegnamento di vita dalla laboriosità di un mondo organizzato .

La giovane Borghini, insegnante, è anche apicoltrice e custodisce preziose arnie che cura e alleva con passione e profonda dedizione. Un insegnamento di vita dalla laboriosità di un mondo organizzato .

La chiamano ’mamma ape’. Per lei le api sono ’le sue bimbe’. Sara Borghini, 44 anni, è maestra alle scuole ’Menconi’ e ’Giromini’, e ai suoi alunni porta a conoscere (ma anche in altre scuole) il meraviglioso mondo delle api, grazie all’associazione Api Liguria che le ha messo a disposizione un’arnia didattica. Porta i telaini con il miele pronto da smielare, pezzi di cera con dentro l’uovo deposto così può spiegare il ciclo di vita di questi insetti fondamentali per l’ecosistema, le tutine da apicultori, con i guanti e la maschera. Poi al posto delle api vere ci sono le foto, ma i bambini dopo un primo momento di paura, fanno un sacco di domande. Sì, perché oltre che maestra Sara è anche apicoltrice. Ha nove arnie al fragoleto di ’ Benedetta Salutini. "Cercavo un posto per le mie api e l’ho trovato lì, il mio compito principale è quello di curarle, sono molto fragili, si ammalano, basta un insetticida e muoiono tutte, lì non usano prodotti chimici e c’è un ecosistema perfetto: loro impollinano e ora ci sono anche più fragole di prima" racconta sorridendo.

Se la stagione non è troppo bella, vanno nutrite con lo sciroppo di acqua e zucchero e con il candito, un impasto di polline e miele perché in primavera hanno bisogno di proteine, cioè di polline. Requisito numero uno per questa professione, la passione, "altrimenti chi te lo fa fare di stare 4-5 ore dentro una tuta a raccogliere il melario di 25 chili, con 40 gradi d’estate, o di raggiungere un apiario in montagna su strade brutte. Con il rischio di prendere punture?". Quelle ci stanno soprattutto nei momenti di nervosismo, perché le api percepiscono i movimenti scattosi e pungono. Quando era bambina il padre la portava in Garfagnana a vedere i laboratori del miele. "Quando da Massa sono venuta a stare a Gragnana la mia era la penultima casa prima del bosco e mancavano le api. Allora ho preso una prima famiglia e da lì quando mi sono chiesta come potevo prendermene cura è nata la passione. Mi piace tutto, il loro ronzio, la loro organizzazione". Ha avuto come maestro per tanti anni l’apicultore Ferti. Il 20 maggio è la giornata mondiale delle api, questo insetto fragile, minacciato dal cambiamento climatico, dalla varroa, una zecca ereditata dalle api asiatiche (le nostre api hanno la mandibola più piccola delle asiatiche e non riescono a liberarsene) che può portare al collasso un’intera famiglia, dalla velutina, un calabrone che si nutre di api insediato in Liguria. "Se finiscono le api muoriamo tutti. Esistono altri animali impollinatori, ma solo loro vanno sul 90 per cento delle piante". Il lavoro è molto stancante, ma Sara fa palestra per poterlo affrontare, e soprattutto la stanchezza è ripagata quando vede riprendersi una famiglia che stava morendo. "È come un corpo che ha bisogno di tutti gli organi per funzionare. L’Ape regina è importante come tutte le altre. Il 90 per cento sono operaie femmine, non c’è un’ape che faccia solo una cosa. Appena nasce fa la nutrice delle larve e della regina. Poi ci sono le ceraiole, che producono la cera con cui costruiscono i favi. Le spazzine, che disinfettano tutto con la propoli, l’antibiotico naturale più forte che ci sia. Le sentinelle. Le bottinatrici, quelle che raccolgono il polline e il nettare. Sono le vecchie, e questo è l’ultimo lavoro che svolgono nella loro vita".