RICCARDO JANNELLO
Cronaca

L’astrattismo digitale di Michele Le opere stupefacenti di un 12enne

Si inaugura al Mug 2 la mostra “In Lumina Hominis“ del giovanissimo e geniale artista genovese. Quadri e poesie

L’astrattismo digitale di Michele Le opere stupefacenti di un 12enne

di Riccardo Jannello

La mostra che si inaugura stasera alle 21 al terzo piano del Palazzo Vescovile di via Alberica 26 nella sede del Museo Ugo Guidi 2 è la seconda antologica – dopo quella nel borgo sulle colline genovesi di Campomorone dove vive con la madre e i nonni – di un artista che farà molto parlare di sé e che ha già stimolato la curiosità di importanti personaggi del mondo nazionale e internazionale dell’arte, primo fra tutti Vittorio Sgarbi che lo ha già premiato e che di lui ha scritto giudizi lusinghieri che risaltano l’arte assolutamente contemporanea di questo ragazzino che a poco più di 12 anni rappresenta il futuro. Lui si chiama Michele Calamita e definisce il suo stile “astrattismo digitale”; la sua storia ha già fatto il giro del web sia per le vicende personali sia per come ha fatto irruzione nel mondo degli adulti con critiche entusiaste a ogni sua apparizione in vari concorsi. Per questo, quello che si inaugura stasera al Mug2 può essere in prospettiva l’evento artistico dell’anno. La mostra “In Lumina Hominis” (alla luce dell’uomo) resterà aperta fino al 27 agosto, venerdì, sabato e domenica dalle 21 alle 23 e su appuntamento telefonando alla direttrice artistica del Museo, Clara Mallegni, al 3932816003. La curatela è di Denise Calamita, madre dell’artista – i due assieme hanno già pubblicato due volumi illustrati dedicati ai bambini -, e di Walter Sandri.

Sono visibili 27 opere oltre a una videoesposizione con altri novanta lavori, e inoltre pannelli con le poesie scritte da Michele, un artista giovanissimo, ma geniale, poliedrico che sposa l’arte digitale (e la letteratura) e prepara i suoi quadri con tecniche miste. “Per i miei bozzetti – spiega - uso colori acrilici, pastelli, acquarelli, spugne, sale, sabbia, pennarelli, matite. Poi utilizzo uno scanner e ridefinisco l’immagine digitalmente valorizzando soprattutto le ombre che, spesso, nascondono visi e prospettive essenziali. A volte i quadri nascono già digitali e utilizzo un programma per creare alcune forme di base e poi fraziono le immagini finché non riesco a ricomporre il soggetto che ho immaginato e lo dipingo con software painting. La realtà è più di ciò che noi vediamo, è fatta di piccoli dettagli a cui io voglio dare il giusto risalto”. Un amore per la pittura trasmessogi dalla mamma che a 4 anni lo portò a vedere una mostra di Modigliani.

Michele però ha le sue idee ben precise e i suoi “maestri”: si ispira a Picasso, Mirò, Caravaggio, “osservo persone e luoghi e li trasformo nel linguaggio della fantasia a seconda delle emozioni che mi suscitano”. La mostra massese è un progetto ideato e creato “per sottolineare il legame e la costante comunicabilità fra arte e luce” attraverso i codici del nostro tempo: luce che Michele – fra i numerosi premi che ha ricevuto c’è il prestigoso e recente Trofeo Leone d’oro per le arti visive a Venezia – vede attorno a sé e nella quale si culla: “Nasco e rinasco nell’onda eterna di me stesso, nella luca cosmopolita dell’essere multiplo e nullo”. Un Pirandello o un Pessoa alla ricerca del suo uno, nessuno e centomila che trova nella pittura la sua realizzazione. In quell’”astrattismo digitale” del quale pur a soli 12 anni si può già definire un “maestro”.