
di Giulia Frigerio
Tornare a risplendere grazie all’arte: è la sfida di Alem Teklu Kidanu, che da una settimana ha dato nuova vita a via Ulivi con la sistemazione di un nuovo fondo, finanziato con l’iniziativa Carrara Si-Cura. In città da più di dieci anni, Alem si è laureata all’Accademia nel 2013, specializzandosi in tecniche del marmo. "Carrara è una seconda casa per me. Sono venuta qui con la scusa di viaggiare e vedere l’Europa. Volevo conoscere le opere di Michelangelo e di Bernini, che in Etiopia avevo solo potuto studiare. Sapevo che Michelangelo era stato a Carrara, così sono arrivata qui, quasi per caso, raggiungendo un’amica". I primi contatti con la città carrarese sono comuni a molti: un arrivo forse pensato per essere temporaneo, una visita veloce durante il percorso. Ma qualcosa cattura la sua curiosità e non le permette di lasciare questo posto. "Ho iniziato con la street art in zona – racconta – insieme ad altri artisti. Non avevo uno spazio dove esporre, anche se il mio sogno era di mostrare i miei lavori".
Da qualche tempo un cambiamento profondo ha scosso l’artista, che ha trovato un farmaco proprio nell’espressione artistica. "Da sei mesi vivo nel panico perché nel mio paese, il Tigrai, è scoppiata una guerra. Ho bisogno di tempo per guarire e pensare all’arte, che è una medicina molto potente. In questo periodo ho fatto due quadri, il Giorno e la Notte, ispirandomi alla mia gente, che considero un esempio di forza e resilienza". Al potere terapeutico dell’arte si aggiunge la capacità di risvegliare empatia e solidarietà. "Il tema degli immigrati è molto sentito qui e vorrei aiutare a concentrare l’attenzione su di loro – spiega Alem –. Nei due dipinti li ho raffigurati su una barca d’oro, perché per me sono persone d’oro, con una forza incredibile. Il Giorno è composto da quattro piccoli quadri, che ho unito, per dare l’idea della felicità a cui si arriva anche in mezzo al trauma". I lavori nel fondo sono terminati da poco, ma i risultati parlano da soli. La forte motivazione è stata il motore di tutto: "Carrara mi ha regalato uno spazio per potermi esprimere, così ho pensato di ricambiare facendo un tipo di arte in grado di cambiare la città. A un mese dall’apertura (l’inaugurazione è stata il 21 maggio) c’era ancora moltissimo da fare, ma non mi sono mai piaciute le scuse, così ho sistemato tutto in tempo record. Ho rischiato molto ma ci sono riuscita, anche grazie all’aiuto dei miei amici, come Fabio Ronconi. Abbiamo tolto il legno dal pavimento, sistemato le luci che abbiamo creato usando dei legni presi dalla spiaggia. Volevo portare un po’ di Africa anche sulle pareti, che ho dipinto di arancione, per combattere il grigio di prima". L’auspicio è quello di dare una scossa alla città, a partire dal collante costituito dalla creatività. "Si può cambiare attraverso l’arte, ne sono convinta. Carrara è un posto buttato, ma non è morta. Il mio cuore si apre quando vedo la collaborazione tra la città e gli artisti, per risvegliare questo posto. Da quando mi sono sistemata nel fondo, ad esempio, i vicini delle case di fronte hanno preso sempre più confidenza e mi hanno detto: "Abbiamo trovato il sole davanti a casa nostra". L’arte è una ricchezza, unisce le persone e le cura".