
Le monache di clausura quando hanno accolgo la statua della Madonna di Lourdes
Per giungere al Monastero del Cuore Immacolato e di San Giuseppe bisogna percorrere una faticosa salita, in mezzo al verde. Ma ne vale la pena perché dentro, da dietro una grata, ti accolgono grandi sorrisi. La comunità delle Monache Clarisse di Aulla oggi è formata da otto monache, tutte di voti solenni. Anche alla fondazione, nel 1993, erano otto. Prima quello era il seminario minore, poi è stato sede della Guardia forestale, ma nel 1993 il Vescovo ha voluto trasformarlo in Monastero. Negli anni le monache sono cambiate, alcune hanno seguito la vocazione e sono passate a nuovi monasteri. "Per un periodo abbiamo avuto una monaca originaria della Spezia – racconta una religiosa –, arrivano da tutta Italia e una dalle Filippine. Veneto, Trentino, Umbria, mentre la Campania è la regione più rappresentata. Viviamo di provvidenza, ci impegniamo quotidianamente in lavori di comunità e di auto sostentamento. Confezioniamo particole e rosari, stiriamo paramenti e biancheria per le chiese, ma non è un lavoro retribuito, perché legato alla vita religiosa. Per i lavori di auto sostentamento invece decoriamo alcune cose che ci vengono richieste e ultimamente ci stiamo dedicando alla produzione di biscotti, in questo periodo di feste. E poi molti ci aiutano".
Le monache di clausura sono una comunità aperta e interessata ad avere relazioni con il territorio. "Stiamo sperimentando il calore delle persone che ci frequentano – aggiunge – per amicizia e per un cammino spirituale. C’è un’apertura diversa da parte nostra, un modo più approfondito di lavorare assieme per gli ideali comuni spirituali di unità e pace. Ogni giovedì, in preparazione al Giubileo, proponiamo una veglia di preghiera per unità e pace, con se stessi, gli altri e Dio. I fedeli ci hanno chiesto di non interrompere questo appuntamento di riflessione". Il Monastero è aperto: si può telefonare o presentarsi e suonare il campanello. "Qualcuno telefona per colloqui – spiega –, altri arrivano, noi riusciamo a ricevere singole persone o gruppi. Ci si incontra in parlatorio, è un momento di relazione e si sta instaurando un rapporto familiare e di cammino spirituale. Spesso chi arriva qui attraversa un momento difficile, vuole essere ascoltato o ci chiede di pregare per la sua famiglia".
Monica Leoncini