La tosatura del vello contro l’afa Storia di Lionel, amico dei pastori

Fivizzano, ogni anno viene dalla Francia nell’azienda di Renzino Ricci: "Così migliora la qualità della vita degli animali"

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E’ un mestiere antico quanto il mondo quello del tosatore di pecore, o meglio, del “tondeur de brebis“ visto che parliamo di Lionel Kammenos, un cinquantenne che dalla Francia e da tanti anni a bordo di un moderno furgone attrezzato, fa visita alle aziende pastorali del Nord Italia – fra cui la Lunigiana – per compiere la necessaria operazione della “tondaison“, la tosatura. L’abbiamo incontrato all’opera nell’azienda del pastore Renzino Ricci, in località Gignola sulle colline di Fosdinovo. Ricci, 85 anni ben portati, è un’istituzione da queste parti: dopo tanti anni di transumanza sull’Appennino con greggi di pecore di razza massese, si è fatto stanziale e le sue pecore di razza “lacone“, specializzate per il latte, pascolano fra le vallate delle Prade e Gignola, lungo la strada che conduce a Giucano. "Quando arriva il caldo - dice il pastore - è fondamentale tosare le pecore: il vecchio vello porta sporcizia, lordume. Gli animali hanno necessità di restare puliti e liberi da parassiti e dall’afa. Dopo la tosatura, la loro qualità di vita migliora".

Lionel, sorretto da una cinghia a molle, coadiuvato da due aiutanti locali che gli portano le pecore da “mondare“, inizia il suo lavoro. "Dovendo stare tutto il giorno chino sugli animali da tosare, la cinghia a molle che trattiene la parte anteriore del corpo salva la schiena – spiega – Da noi, in Camargue, nel delta del Rodano da dove provengo, si dice che se fai il tosatore quando arrivi a 40 anni devi aver guadagnato abbastanza denaro da poter poi smettere perchè poi il tuo fisico non ti permette di andare oltre; io ne ho ormai più di 50, ma non me la sento ancora di abbandonare i tanti amici. E’ più forte di me. Del resto mi chiamano, si raccomandano che venga da loro e quando iniziano i primi calori parto a bordo del furgone e accontento tutti. Certo, è un mestiere duro: stare chinato tutto il giorno, fino a tosare 400-500 capi".

Il lavoro si svolge velocemente: due amici di Renzino, portano in sincronia a Lionel le pecore man a mano che questo le monda; un terzo aiutante raccoglie il vello degli animali e lo depone in una grande sacca di juta al suo fianco. "Una volta la lana era molto ricercata - precisa Ricci - poi è andata in disuso; attualmente, per fortuna, viene richiesta per imbottire le selle e utilizzata con successo come pacciamatura mescolata al terriccio nelle ditte florovivaistiche". L’anziano pastore a ogni passo è seguito come un’ombra da Diana, femmina di razza “pastore apuano“ a cui è affezionatissimo. "Un cane di intelligenza straordinaria, due settimane fa ha partorito 6 cuccioli – racconta – Ogni mattina presto viene con me assieme alle pecore che conduco al pascolo nel podere; poi, dopo un’ora e mezza precisa, parte e torna a casa per allattare i piccoli. Dopo mezz’ora eccola nuovamente al mio fianco. Senza l’aiuto di questi cani speciali, questa professione sarebbe impossibile: noi pastori viviamo in simbiosi con loro. E’ un sentimento intenso e gratificante comprendere come in questo nostro mondo fatto di pecore, pascoli, cani ed agnelli tutto non sia stato creato a caso".

Roberto Oligeri