
La strada non porta a casa, se la casa non sai qual è
Con la canzone “Casa mia“ (Sanremo 2024), Ghali, rapper tunisino cresciuto nella periferia di Milano, parla a un alieno arrivato sul pianeta. Il messaggio che vuole portare è positivo, sottolineando che non ci sono differenze tra gli uomini e che la Terra ha da offrire molto a tutti, nonostante le tragedie che sempre più spesso la calpestano. Il ritornello recita così: Non mi sento tanto bene, però sto già meglio se mi fai vedere il mondo come lo vedi tu. Non mi serve un’astronave, lo so, casa mia, casa tua che differenza c’è, non c’è. Ma quale casa mia, ma quale casa tua, il cielo è uguale, giuro. E per chi viene da un altro Paese, l’Italia cosa significa? Dover accettare il carcere come una casa, seppur temporanea, porta spesso a riflettere sull’importanza di trovare una propria dimensione nel mondo e in particolare nel Paese straniero che ti accoglie. Sentirsi a casa è sentirsi parte di una comunità, nel luogo dove si è scelto di vivere. E che la provenienza sia marocchina, bengalese, serba, bulgara, non importa. Proprio Ghali ci dice che il cielo è uguale ed è blu, molto più blu sopra la testa di tutti quanti. Ghali è un cantante che ha sicuramente molto da dire, con le sue canzoni, a un detenuto, essendolo stato lui stesso, da minorenne, nel carcere “Cesare Beccaria” di Milano. E trovare nella musica un punto di riferimento, che sia però anche messaggio di speranza e di fiducia, è cosa preziosa per ragazze giovani che oltre le sbarre fanno fatica a immaginare una vita e di conseguenza una casa.