
"Chiamammo anche un rabdomante per trovare l’acqua". Con il caldo afoso di questi giorni che sembrerebbe, finalmente, aver concesso un po’ di respiro l’emergenza idrica per molti Comuni potrebbe finalmente allentarsi. Problemi che, fortunatamente, anche nei momenti più critici non hanno mai toccato da vicino i carraresi per cui il rifornimento d’acqua non è mai, o quasi, un problema e questo non solo per la particolare conformazione del territorio apuano, ma anche per come le risorse idriche sono incanalate dall’acquedotto.
Ne è certo Pietro Giorgeri, storico militante socialista, imprenditore e, dal 1980 all’85 presidente di Amia, la società municipale che all’epoca si occupava proprio dell’acqua pubblica. "Mi ricordo ancora – racconta Giorgeri – che nel 1983 ci fu una siccità spaventosa, peggiore di questa, ma noi riuscimmo anche all’epoca a evitare l’emergenza idrica e questo grazie a una serie di lavori voluti dall’amministrazione del sindaco Alessandro Costa e realizzato assieme all’allora direttore di Amia Francesco Pellizza. All’epoca il primo problema che ci trovammo a fronteggiare fu il rifornimento di Bonascola, che si stava sviluppando in quegli anni, oltre che dei paesi a monte e di alcune zone del centro come via Erevan. La soluzione, in questi casi, venne dalla realizzazione di una condotta ad anello che partiva dal vecchio ospedale e che andava ad intercettare tutte le fonti che si trovano attorno al centro storico fino alla Moretta. Grazie a questa riuscimmo a risolvere i problemi di approvvigionamento in città, mentre per Bonascola realizzammo un grosso serbatoio allo stadio. Diverso fu infine il caso di Codena per la quale ci fu da convincere gli abitanti di Bedizzano a dare l’ok alla costruzione di una nuova tubazione".
Negli anni ‘80 , tuttavia, Carrara era una città ancora in espansione (tra Avenza storica e Marina) e le necessità idriche della popolazione in continuo aumento. "All’epoca il Comune spendeva 200 milioni di lire l’anno per acquistare l’acqua dalla Val di Vara – prosegue Giorgeri nel suo racconto -, eppure sapevamo che nel nostro territorio c’era pieno, bastava andarla a cercare. Fu allora che chiamammo addirittura un rabdomante per andarla a cercare, la soluzione a tutti i problemi venne poi quando costruimmo un grande pozzo nell’area di via Covetta, vicino a Villa Ceci. Lì scendemmo fino a 60 metri e riuscimmo a pompare fino a 60 litri al secondo, stessa quantità che riuscimmo a intercettare anche alla Prada, dove si stavano costruendo i nuovi palazzi".
c.lau