
Il viaggio ha sempre attratto l’uomo. Nel passato si viaggiava per cercare territori più ospitali dove vivere, per commerciare, per esplorare nuove terre. Quest’anno abbiamo studiato i grandi navigatori, come Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano, Bartolomeo Diaz, Vasco Da Gama, i quali attraverso viaggi, spesso avventurosi, compiuti tra il XV e il XVI secolo, hanno permesso di scoprire nuovi continenti e di aprire nuove rotte commerciali, via mare, soprattutto per raggiungere l’Oriente da dove l’Europa importava merci di grande valore: spezie, oro, tessuti pregiati, come la seta. Questi viaggi furono possibili grazie allo sviluppo tecnologico e navale. Nacquero nuove navi come le caravelle o caracche, da cui sarebbero derivati i galeoni che erano più grandi e solidi; vennero perfezionati gli strumenti per l’orientamento, come la bussola e l’astrolabio.
Oggi si continua a viaggiare, per piacere, per migliorare la propria vita, per necessità o per disperazione, come le migliaia di migranti che ogni giorno raggiungono le nostre coste, rischiando la vita nel disperato tentativo di raggiungere la salvezza e una vita migliore. Pericolose traversate via mare, lunghi viaggi a piedi aggirando muri e recinzioni di filo spinato, tragitti dentro camion o container in cui si rischia di soffocare. Questi percorsi accomunano rifugiati e migranti che hanno bisogno di protezione differenti, ma spesso utilizzano le stesse rotte. Per questo si parla di “flussi misti”: rifugiati, richiedenti asilo e migranti in fuga dalla povertà e dalle guerre, viaggiano fianco a fianco. La maggior parte di loro scappano da paesi come Siria, Afghanistan, Sudan, Costa d’Avorio, paesi dove tuttora imperversano guerre che durano da anni. Alcuni migranti non arrivano neanche a destinazione perché muoiono durante il viaggio, di fame e di freddo, o naufragano, come il naufragio di Cutro, in Calabria, lo scorso 26 febbraio, dove sono morte più di ottanta persone, tra cui tanti bambini.
Ma il viaggio è anche una metafora della vita, come quello di Dante Alighieri che abbiamo studiato quest’anno. Dante, nella Divina Commedia, compie un viaggio immaginario attraverso i tre regni dell’Oltretomba per migliorare se stesso, per uscire dal peccato e trovare la “retta via”. E, il viaggiatore per eccellenza, è Ulisse. Dante lo colloca nell’Inferno, tra i fraudolenti, ma allo stesso tempo ne è fortemente affascinato, per il suo desiderio di conoscenza e per aver superato i limiti del mondo fino ad allora conosciuto.