Indagini sulle ‘vie’ della marmettola Tecnici Arpat e universitari al lavoro

Protocollo d’intesa con il Dipartimento di Scienze della terra di Firenze per avviare uno studio mirato

Indagini sulle ‘vie’ della marmettola  Tecnici Arpat e universitari al lavoro
Indagini sulle ‘vie’ della marmettola Tecnici Arpat e universitari al lavoro

La polvere di marmo dalle cave si infiltra dentro gli anfratti carsici delle Alpi Apuane. Questo ormai è un dato scientifico assodato, dimostrato a più riprese: tracce di marmettola sono state trovate dagli speleologi nelle grotte anche a grandi profondità e a molta distanza dalle attività estrattive. Polvere di marmo in sospensione che imbianca e inquina sorgenti e corsi d’acqua soprattutto sul versante apuano. Ma come avviene e attraverso quali ‘strade’ deve essere ancora definito con certezza ed è uno degli aspetti che oggi rende magari difficile applicare il principio di ‘chi inquina paga’.

A dare una risposta al fenomeno potrebbe essere il nuovo studio che mette insieme Arpat e il Dipartimento di scienze della terra dell’Università di Firenze. Un protocollo d’intesa per una collaborazione scientifica della durata di due anni che ha come obiettivo la "ricerca sui meccanismi e le vie di infiltrazione di materiali in sospensione negli acquiferi carsici del massiccio delle Alpi Apuane". Un monitoraggio dedicato appunto alle conseguenze delle attività estrattive sulle risorse idriche sotterranee con lo scopo di approfondire le conoscenze sulle modalità con le quali si verificano i fenomeni di inquinamento da marmettola, "che ormai da diversi decenni interessano gli acquiferi carsici apuani, testimoniati da frequenti episodi di torbidità alle sorgenti e dalla presenza di fanghi carbonatici di origine antropica nelle cavità carsiche", come riporta il documento che mette insieme specialisti di Arpat e dell’Università.

Lo studio si avvarrà dei risultati del monitoraggio fisico-chimico iniziato da Arpat nel 2017, e tuttora operante, relativo ad alcune sorgenti e corsi d’acqua superficiali del territorio apuano, centraline che hanno registrato picchi di torbidità sui fiumi apuani anche durante l’ultimo maltempo di agosto, e dei risultati di un precedente studio già condotto da Arpat e dal dipartimento sempre nel 2017.

Quattro le linee di sviluppo e indagine. Sono l’analisi dei risultati del monitoraggio delle sorgenti carsiche, in particolare per quanto riguarda gli eventi di torbidità al fine di determinare le condizioni che innescano tali fenomeni. Poi il campionamento delle acque e dei depositi durante eventi di piena caratterizzati da elevata torbidità, al fine di valutare entità e caratteristiche del materiale trasportato in sospensione. Il materiale raccolto sarà oggetto di analisi in microscopia elettronica dal Dipartimento con le tecniche già messe a punto nel precedente accordo. E poi la mappatura delle situazioni accertate di inquinamento da marmettola nelle grotte e nei sistemi carsici delle Alpi Apuane. Quindi test di trasporto in situ di materiali sabbioso limosi con caratteristiche simili alla marmettola al fine di determinare i meccanismi di movimentazione di questi materiali all’interno dei sistemi carsici in diverse condizioni di regime idrico.

Analisi e campionamenti, studi del materiale in sospensione che potrebbe dare ‘traccia’ dell’origine e indagini sui percorsi seguiti dalla polvere dentro l’acqua che allo stesso modo potrebbero spiegare come si muove la marmettola negli anfratti e capire così da dove arriva e chi inquina. La mappatura dei casi di presenza di marmettola in cavità carsiche sarà appannaggio dei volontari della Federazione Speleologica Toscana. Si parte il primo ottobre, e la fine del progetto è prevista per il 30 settembre 2025. Forse quel giorno si avranno delle risposte e delle certezze sull’inquinamento da marmettola nelle sorgenti apuane.

Francesco Scolaro