ALESSANDRA POGGI
Cronaca

"Il tennis? È uno sport sgarbato" Bertoloni, grinta da campionessa

Impugna la racchetta da quando a 5 anni: nonostante l’operazione alla caviglia non molla e punta in alto

di Alessandra Poggi

Impugna una racchetta da quando ha 5 anni, definisce il tennis sgarbato e sogna di entrare nella top delle 200 tenniste più brave. Parliamo della tennista Anita Bertoloni (20 anni) di Marina di Carrara: fisico asciutto, capelli lunghi e biondi, occhi chiari, un bel sorriso ma soprattutto tanta grinta. Una grinta che ha fatto di lei una grande giocatrice, nonostante qualche spiacevole inconveniente. L’ultimo un’operazione alla caviglia dopo una distorsione, che la terrà lontana dai campi fino a giugno, annullando ahimè tutti i punteggi guadagnati nella stagione sportiva.

Ma Anita nonostante la giovane età ha le idee ben chiare, e soprattutto non si fa scoraggiare, neanche dal gesso che dovrà portare fino a fine maggio. "Ho iniziato la categoria junior all’età di cinque anni a Marina di Carrara con Cristina Marsili – racconta Anita – e come tutti i bambini per provare altri sport facevo anche danza. A nove anni ho smesso con la danza e ho proseguito con il tennis. Andavo al circolo tennis della Spezia dal maestro Simone Tartarini, che mi ha seguita fino all’età di 14 anni. Poi mi sono trasferita al centro tennistico di Bordighera, poi a Padova, ad Arezzo e alla fine sono tornata a Marina di Carrara da Claudio Grassi. Alla fine ho deciso di tornare a casa perché è un ambiente famigliare. I circoli di tennis offrono tecnici nazionali, ma spesso questi coach non riescono a seguirti e io non sono ancora del tutto autonoma".

Che tennista si sente?

"Da ragazzina avevo un fisico acerbo e non raggiungevo grandi risultati nei tornei, arrivavo in fondo ma non li vincevo. A sedici anni ho vinto un titolo di doppio in un grado 4 in Romania, ho raggiunto le semifinali in Norvegia, Svezia e Slovenia, anche se allora non puntavo a vincere gli Slam perché non c’erano ancora le agevolazioni per chi aveva un buon ranking juniores. E poi ci sono i risultati dello scorso anno con i ranking Wta. Ho giocato molto bene ma l’operazione alla caviglia mi ha fatto perdere tutto il punteggio. Dovrò ricominciare tutto da capo ma non importa, ormai è andata così. Se tutto va bene tornerò al massimo della forma e competitiva da agosto. Il mio sogno nel cassetto è di vincere lo slam e coronare la mia carriera. Sogno di entrare nella top 100 o 200, sarebbe soddisfacente".

Negli sport c’è molta disparita economica tra uomini e donne, ma non nel tennis spiega Anita: "i montepremi sono gli stessi, anche se per una donna è più facile, il livello maschile è più alto, più potente. A differenza di quello che si pensa il tennis è sgarbato. Tutti pensano che i tennisti siano sportivi perfettini, più signorili rispetto ad altri sportivi come i calciatori. Non è così. Nel tennis entra in gioco la competizione, a volte è anche uno sport violento e molto faticoso, non è una passeggiata a differenza di quanto si possa pensare. C’è dietro molto allenamento. Io mi alleno due volte al giorno per un totale di cinque ore". Cosa consiglierebbe ad un bambino che volesse fare tennis?

"Un consiglio che può sembrare banale ma non lo è. Non guardare mai gli altri, tutti hanno una storia diversa, fisici diversi, caratteri diversi. Di concentrarsi solo su di lui e non mollare mai".

Oltre a lei a chi deve dire grazie per i risultati ottenuti?

"Alla mia famiglia che mi ha sempre supportato e consigliato, in particolare mio babbo. Mi hanno sempre aiutato a vincere i momenti di sconforto. A volte penso che se non fosse stato per loro non sarei qui. Adesso le scelte le faccio in autonomia, ma sempre con il supporto della mia famiglia. In questo periodo post operatorio devo ringraziare tantissimo la mia famiglia e il mio allenatore. Non mi lasciano mai sola".