Il tartufo della Lunigiana diventa ’Igp’. Area geografica tutelata con 14 Comuni

La decisione della giunta regionale per proteggere il prezioso ’oro bianco’

Il tartufo della Lunigiana diventa ’Igp’. Area geografica tutelata con 14 Comuni

Il tartufo della Lunigiana diventa ’Igp’. Area geografica tutelata con 14 Comuni

Chi conosce bene i boschi e le selve della Lunigiana sa bene che possono nascondere ‘preziosi’ tesori. Non lo sanno in molti, ma qui fra faggi, acacie, castagni e querce il tartufo è un dono della terra che richiama ‘cacciatori’ esperti che si avventurano alla ricerca di un prodotto pregiato. E molto costoso. Bisogna sapere leggere i segnali che lasciano il bosco e la natura: una mappa silenziosa, tracce che scivolano via sotto le foglie e fra le radici, per entrare nella terra dove si trova il nascondiglio dei preziosi, finanche a circa mezzo metro di profondità.

Ora, la magia del tartufo in Lunigiana è pronta a essere riconosciuta anche dalla Regione Toscana: la giunta del presidente Eugenio Giani ha infatti approvato una proposta che passerà ora al vaglio del consiglio regionale per l’istituzione di una zona geografica di provenienza del tartufo toscano bianco della Lunigiana, comprendente di fatto tutti i comuni dell’entroterra apuano: Aulla, Bagnone, Casola in Lunigiana, Comano, Filattiera, Fivizzano, Fosdinovo, Licciana Nardi, Mulazzo, Podenzana, Pontremoli, Tresana, Villafranca in Lunigiana, Zeri. Un’area molto estesa che con l’approvazione del consiglio regionale potrebbe quindi diventare per la prima volta Igp del tartufo bianco della Lunigiana. Un prezioso riconoscimento che arriva a seguito di altri avvenuti in passato.

La legge regionale 50 del 1995, infatti, individuava le prime aree geografiche di raccolta, proprio per qualificare la produzione tartuficole e offrire al consumatore la conoscenza della provenienza del prodotto. Per il tartufo bianco, considerato il più prezioso, erano riconosciute le zone di Casentino, Colline Sanminiatesi, Crete Senesi, Mugello e Val Tiberina. Nel 2019 fu istituita la zona geografica della Lucchesia e adesso tocca anche alla Lunigiana, in risposta alla richiesta pervenuta il 22 maggio dell’anno scorso dall’Unione di Comuni Montana Lunigiana, volta al riconoscimento di zona geografica.

Da lì è seguita una fase tecnica di approfondimento e indagine, commissionata al Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università degli studi di Siena, che certifica la presenza del tartufo bianco (Tuber magnatum Pico) nel territorio della Lunigiana e dalla quale emerge che la presenza delle tartufaie è articolata su tutti i Comuni dell’area. Nulla osta, insomma, e da qui la proposta approvata dalla giunta che passa ora al voto in consiglio regionale. Un bel riconoscimento che certifica poi quello che è uno stato di fatto, ben risaputo dai cacciatori di tartufi professionali e dai residenti della zona, ma magari poco fuori dai confini lunigianesi. Una valorizzazione che ancor si più di lega ai prodotti tipici del territorio, a partire dai testaroli che si sposano alla perfezione insieme a un sugo con il tartufo bianco.