LAURA SACCHETTI
Cronaca

Il ritorno dell’erosione Le ultime mareggiate devastano la spiaggia

I balneari salvano le attrezzature ma la misura è colma tra promesse e soldi buttati "Un danno enorme a livello ambientale e per tutto il comparto turistico massese".

di Laura Sacchetti

Ogni volta che il mare è mosso il film si ripete, anzi diventa un film dell’orrore, perché vedere la costa che onda dopo onda viene inghiottita dal mare, consci che si potrebbe fare di più, è spaventoso. Il mare è una risorsa, per tutti, non solo per chi ne ha fatto un lavoro. Nella notte tra martedì e mercoledì le onde hanno raggiunto i 3 metri e la forza del mare è stata impressionante. Gli operatori balneari hanno smontato quasi completamente le attrezzature in spiaggia, perché ormai la prudenza non è mai troppa. La ’strada del mare’, che delimita la balneazione, è da ripristinare, perché le boe sono state scarrocciate dall’impeto delle correnti, e in molti casi sono state portate a riva. Anche nell’unica ’isola felice’ di Marina di Massa, dove c’è molta spiaggia, ovvero tra il fiume Frigido e la spiaggia libera Bad Kissingen, il mare ha fatto paura e per fortuna anche lì i balneari hanno messo in sicurezza per tempo le attrezzature.

Sono stati spesi milioni di euro negli anni, ma mai interventi strutturali, e sembra che non si arrivi mai a soluzioni in grado di tamponare veramente l’erosione. Si lavora sempre nell’urgenza, a ridosso della stagione estiva, spendendo di più della resa. Perché? Anni di studi, di ipotetiche soluzioni, di progetti realizzati e di quelli ancora da realizzare e basati su analisi ormai troppo vecchie che non rispecchiano più la realtà. E soprattutto anni di parole e promesse. E’ stata portata sabbia, pagata a peso d’oro, che alla prima mareggiata sparisce come fosse una nuvola di fumo. Viene da chiedersi se si vuole davvero tutelare l’arenile e difendere il turismo balneare e l’indotto di un comparto che genera volumi d’affari per il territorio. Perché a oggi la costa massese non è più in grado di soddisfare la domanda. Il turismo balneare è un settore per cui quello che perdi oggi non si può recuperare domani, ma i costi quelli ci sono. Il rischio è che a breve Marina di Massa non sarà più una destinazione competitiva.

"E’ l’ennesimo colpo di grazia che mette nuovamente in ginocchio la costa – afferma Itala Tenerani, presidente del Consorzio Balneari Massa –. Qui non si tratta del numero di ombrelloni persi o rimasti, è una questione di tutela ambientale, di difesa del patrimonio naturalistico del territorio. Il danno è dell’intero comparto turistico apuano. La mareggiata di ieri notte ha superato ogni previsione. Il mare ha raggiunto i 3 metri d’onda e per fortuna la maggior parte di noi ha smontato quasi tutte le attrezzature in spiaggia. La conta dell’arenile perso si farà nel fine settimana, quando il mare calerà e potremo renderci effettivamente conto di cosa si è portato via. La sabbia posata con i lavori di riprofilatura fatti a maggio scorso nei tratti in maggior sofferenza della costa, tra i quali il bagno Don Gnocchi e il bagno Marchini a Marina di Massa ponente, non esiste più. Un’eccellenza sanitaria come la Don Gnocchi come farà a portare i disabili in spiaggia? Dalla Partaccia a Poveromo la situazione è davvero preoccupante. Poveromo poi rischia la stessa sorte delle altre zone, ormai compromesse, perché anno dopo anno continua a perdere spiaggia. E’ necessario che la Regione e tutti gli organi competenti pianifichino in tempi brevi progetti che possano proteggere l’intera costa, altrimenti ci sarà un danno economico che a cascata coinvolgerà tutti gli operatori del turismo, dai balneari agli albergatori, dai commercianti alle agenzie immobiliari. Da parte nostra c’è massima collaborazione per salvaguardare l’arenile per consegnarlo alle generazioni future così che ne possano godere".

E’ quasi da un secolo che il territorio combatte contro il fenomeno erosivo, che ha colpito duramente soprattutto negli ultimi 50 anni: fenomeno che secondo tutti gli studi è stato causato dal porto di Marina di Carrara, dove tra l’altro è in cantiere il suo ampliamento. Ma non se ne viene a capo.