
Il libro Il "compagno scomodo" Libero Spuri
Nel nome aveva già il suo destino. Oggi è ricordato in un libro limpegno sociale e politico di Libero Spuri (1923-1991), già consigliere comunale e provinciale nelle file del Pci, "compagno scomodo" e coscienza critica del movimento politico,dalla clandestinità con la Brigata Matteotti-Picelli durante la Resistenza con la partecipazione alla nascita della democrazia e della Repubblica, fino ai rapporti con i movimenti degli anni Sessanta e Settanta. I libro si intitola “Libero Spuri, il maestro il partigiano il politico” (Carte Amaranto) e lo ha scritto Fabrizio Rosi. Lo ha presentato al Cinema Manzoni davanti ad un pubblico numeroso che non ha dimenticato l’originalità, spirito di umiltà, generosità e l’equilibrio tra appartenenza e libertà.
Una vita spericolata, si direbbe oggi, di una persona semplice, che aveva alzato l’asticella dei valori sociali e si batteva solo con le armi della creatività e della dialettica puntando su un linguaggio popolare e con gli indimenticabili “dazebao”, manifesti scritti a mano, per vedere affermati i diritti dei cittadini. Altro che post sui social: i cartelli politici di Libero raggiungevano la popolazione di tutto il comune, stando solo appoggiati al Municipio nei giorni del mercato bisettimanale. Alla rievocazione dell’attività politica di Spuri, ripercorsa nel libro di Rosi, hanno partecipato, oltre all’autore, l’editore Lorenzo Spadoni, Luciano Bertocchi e Paolo Zammori. "Il libro di Rosi presenta Libero Spuri sotto diversi aspetti della sua vita – ha detto Bertocchi –. Era un vero “compagno” e come tale si è comportato sino in fondo senza mai deflettere e rinunciare alle sue convinzioni anche quando è stato messo in discussione dal suo stesso partito".
E’ stata rievocata l’atmosfera politica pontremolese del dopoguerra con il dualismo Pci-Dc in cui Libero aveva assunto un ruolo importante. Nato a Genova da Amilcare (iscritto già nel 1921 al Partito Comunista Italiano) e Giulia Sarti,dopo le elementari a Rivarolo si era trasferito con la famiglia a Pontremoli dove ha frequentato l’Istituto Magistrale diplomandosi nel 1942. Aveva praticato fin da adolescente diversi sport, soprattutto pallacanestro e calcio, nel 1943 un corso di educazione fisica a Bolzano. Poi il matrimonio con Franca Arrighi nel 1949 e la nascita dei quattro figli: Katia, Olga, Tatiana e Aldo Yuri. Libero aveva iniziato ad insegnare alle elementari prima come supplente e poi di ruolo.
"Fin dai suoi primi anni di scuola Libero dimostra la sua generosità e l’interessamento verso i suoi alunni. E non esita a comprare i quaderni per gli scolari che vivono in miseria", scrive Rosi nel libro per evidenziarne la generosità e l’intelligenza didattica. Testimoniate anche, nel corso dell’incontro, da diversi ex alunni. Dentro portava lo spirito della Resistenza: partigiano dal 25 maggio 1944 fino alla liberazione con la Brigata Matteotti-Picelli, nello Zerasco e nello Spezzino. Quei giorni in montagna a combattere per la libertà lo avevano segnato, soprattutto il caso del comandante Dante Castellucci (Facio), fucilato il 22 luglio 1944 da partigiani del battaglione Garibaldi Segnanini. Libero lo aveva accompagnato inconsapevole ad un incontro che si trasformò in una trappola: poi fu separato dal suo comandante che non vide più. Dell’episodio però Spuri non ne volle più parlare.
Negli anni Cinquanta col fratello Luciano frequentò la scuola del Pci a Roma: arrivarono alle Frattocchie in lambretta. Conobbe Napolitano, Natta, Iotti, Cossutta e Paietta. "Sono comunista perché se non lo fossi non mi sembrerebbe veramente d’essere un uomo", aveva precisato Libero in una comunicazione al partito. Il suo impegno si concretizzò nell’attività di consigliere comunale a Pontremoli, provinciale e anche per la candidatura alla Camera. Negli anni Settanta i tempi cambiano e Libero si scontra con i nuovi orientamenti del partito che prevedeva anche un ricambio generazionale della classe dirigente. Le divergenze diventano insanabili e nel maggio 1975 si dimette da consigliere comunale del Pci. Il contrasto di posizioni esplose poco dopo al Comitato federale del Pci che sancì l’espulsione di Libero dal partito. Epilogo per lui molto amaro.Natalino Benacci