Il buco dell’Asl? E’ storia chiusa In Appello prescrizione confermata

I giudici genovesi concordano con la richiesta dell’avvocato Fraschini, difensore di Ermanno Giannetti. Penalmente tutto finito ma Azienda sanitaria e Regione potrebbero presentare in sede civile richiesta di danni.

Il buco dell’Asl? E’ storia chiusa  In Appello prescrizione confermata

Il buco dell’Asl? E’ storia chiusa In Appello prescrizione confermata

di Andrea Luparia

Cala il sipario, definitivamente, sul processo per il presunto “buco“ di centinaia di milioni dell’Asl di Massa. La terza sezione della Corte d’Appello di Genova ha confermato il verdetto del Tribunale di Massa che aveva sancito il fine processo per avvenuta prescrizione, come chiesto dall’avvocato Paolo Fraschini, difensore di Ermanno Giannetti. Contro quella sentenza Regione Toscana e Asl avevano fatto ricorso ma i giudici genovesi hanno confermato quanto deciso dai colleghi massesi. Tutto prescritto, ma la recente riforma Cartabia ha lasciato aperta una “porta“. Se penalmente il processo è morto e sepolto, la Corte d’Appello ha sancito la possibilità di una riassunzione davanti alla sezione civile per accertare e risarcire eventuali danni. Sarà accolta questa chance? Difficile dirlo. Un dato è certo. La Procura di Massa è uscita da tempo dalla battaglia legale. Il Pm non aveva fatto ricorso contro la sentenza del Tribunale, come invece avevano fatto gli avvocati che rappresentano Regione e Asl, le parti civili.

E adesso? Facciamo un minimo di storia. Nel 2009 l’Asl 1 di Massa Carrara chiude il bilancio con 800mila euro di debiti. ma per l’accusa il bilancio nasconderebbe nelle pieghe un maxi-debito grazie ad un artificio contabile: ovvero l’iscrizione di alcune spese in un capitolo non autorizzato. La Regione respinge tutto al mittente. A quel punto il direttore amministrativo dell’Asl, Antonio Delvino, decide di revocare in autotutela il bilancio e di rassegnare le dimissioni. Con lui lasciano anche il direttore amministrativo Ermanno Giannetti e il dirigente sanitario Andrea Macuzzi. L’allora “governatore“ Rossi decide il commissariamento dell’Asl, nominando commissario straordinario Maria Teresa De Lauretis. In via ufficiosa si parla di un buco di 4060 milioni. La Regione Toscana inizia a tagliar su tutto, ospedali della nostra provincia compresi. Nel maggio 2012 la Guardia di Finanza esegue le ordinanze di custodia cautelare a carico degli ex vertici dell’Asl 1. A domiciliari finiscono gli ex direttori generali Vito Antonio Delvino, in carica dal febbraio 2007 all’ottobre 2010 e Alessandro Scarafuggi, alla guida dell’Asl dal 2002 al 2007. I reati ipotizzati? Falso in atto pubblico, per l’alterazione dei bilanci dal 2004 al 2009 servita - è l’accusa - a nascondere le perdite maturate nel tempo: 224 milioni. Arresto in carcere per Ermanno Giannetti (allora difeso dall’avvocato Franco Perfetti), da 20 anni dipendente dell’Asl, prima come funzionario e dal 2006 al 2010 come direttore amministrativo. Per lui accuse pesanti: oltre al falso in atto pubblico in concorso con i direttori generali, anche quelle di peculato: reati che sarebbero stati commessi con “innumerevoli distrazioni di denaro”. Quei soldi sarebbero stati sottratti con mandati di pagamento fittizi, a valere sulla “gestione liquidatoria” dell’ex Asl 2 di Massa e Carrara (sciolta nel 1996) di cui Giannetti era responsabile, trasformati in 300 assegni circolari riscossi da persone che riversavano le somme al funzionario. A Giannetti vennero sequestrati gioielli e orologi, due auto, armi, tre fabbricati, attrezzature e macchine agricole e un allevamento di cani. Altre 11 persone vennero denunciate a piede libero perché lo avrebbero agevolato. L’inchiesta venne illustrata alla stampa dal procuratore capo Aldo Giubilaro. Tutto aveva avuto inizio nell’ottobre 2010 quando il presidente Enrico Rossi si presentò in Procura a Massa chiedendo di valutare eventuali risvolti penali.

Da allora sono tanti i giudici che hanno via via depotenziato le accuse fino alla prescrizione. A partire dal Tribunale del Riesame che tolse Delvino dai domiciliari, fino al proscioglimento di Delvino e Scarafuggi.