Il ’Ben dei morti’ attrae ancora. Ad Antona l’antica tradizione

Centinaia di persone hanno onorato il 'Ben dei Morti' di Antona, ricorrenza antichissima che prevede la distribuzione di cibo in suffragio delle anime dei defunti. Durante il banchetto sono state rievocate le antiche tradizioni locali, con prelibatezze tipiche della cucina antonese e le offerte devolute alla Mensa dei poveri della Caritas.

Il ’Ben dei morti’ attrae ancora. Ad Antona l’antica tradizione

Il ’Ben dei morti’ attrae ancora. Ad Antona l’antica tradizione

Nonostante il maltempo, quasi un centinaio di persone hanno onorato il ’Ben dei Morti’ di Antona. Maria Giovanna Pitanti Bertilorenzi da alcuni anni si dedica alla memoria di questa antica ricorrenza ripercorrendo le tracce di antiche usanze legate al giorno dei defunti e al ritorno delle loro anime sulla terra. Alle 8 del mattino don Primiero Scortini ha celebrato la messa e benedetto le tombe al cimitero di Antona, accompagnato da decine di fedeli giunti anche dalla città. Dopo il rito sacro si è passati al rito del ’Ben dei Morti’, ricorrenza antichissima che prevede la distribuzione di cibo in suffragio delle anime dei defunti. E chi riceve il cibo pronuncia la frase "Dio te ne renda merito". Cibo, dunque, che in tempi di carestia veniva distribuito a famiglie povere, invitate a pregare per le anime dei defunti di famiglie più abbienti.

Il ’Ben dei morti’ è una sorta di Halloween apuana. Come Halloween, l’antica credenza apuana narrava il ritorno dei morti nella notte di vigilia (la sera dei Santi) e all’alba del giorno dei defunti, prima del rosario, tutti dovevano essere in piedi e col letto rifatto per impedire agli spiriti vaganti di prenderne possesso. Era una notte di paura e nei borghi apuani racconti e leggende da horror non mancavano. Apprestandosi alla veglia, accompagnata da storie da brivido, veniva preparata la ’filza dei morti’ ovvero il rosario fatto da dieci castagne bollite intercalate con mele rotelle. La mattina presto i bambini mettevano al collo il rosario e andavano a messa: castagne e mele potevano essere consumate solo dopo la benedizione dei morti. Tante sono le tradizioni legate a questa usanza di origine celtica di cui oggi resta la traccia. Ad Antona la tradizione assume anche il valore della solidarietà: tutte le offerte raccolte infatti saranno devolute alla Mensa dei poveri della Caritas. A pranzo, Giovanna Pitanti, aiutata da alcuni paesani, ha messo in tavola prelibatezze tipiche della cucina antonese: focacce con salumi nostrali, i classici tordelli antonesi, baccalà marinato e frittelle di baccalà, trippa cucinata nella tradizione antonese, torta di riso salata e pepata, unica ad Antona, e svariati dolci tra cui il castagnaccio e la torta di riso dolce.

Da un paio d’anni Giovanna Pitanti destina un posto a tavola ai giovani che stanno ricostruendo la storia millenaria di Antona con la ripresa delle attività pastorali e di castanicoltura: Filippo Mannini per l’attività di pastorizia del Colle d’Antona, Nicola Tavoni, anima del Rifugio Pian della Fioba, Andrea Ribolini, spina dorsale dell’Orto botanico Pellegrini-Ansaldi, Stefano Nani del Circolo Profumi e sapori Folk, Davide Cortesini e Simone Cattani per la castanicoltura e la produzione di farina dolce. Un ricco banchetto dunque, per attualizzare le antiche tradizioni locali rievocando il passato e tracciando le linee del futuro.

Angela Maria Fruzzetti