"I nonni che non ho mai avuto"

"Il mio paese dopo la strage del ’44 era completamente distrutto". Per la festa dei nonni Lucio Gigli, di Bergiola, che della strage riporta le ferite, sottolinea la mancanza dei suoi nonni. "Si ripartiva da zero: tutto da rifare e all’appello mancavano proprio loro. I nonni erano stati il bersaglio principale assieme ai bambini e le donne delle strage di Bergiola. Ricordo mio nonno Davide che non aveva mai voglia di giocare. Crescendo poi ho capito perché: in un attimo senza nessun motivo gli avevano strappato la moglie, tre figlie, la nuora e altri parenti. L’altra nonna Speranza, l’unica rimasta, tutte le volte che mi incontrava mi chiedeva come mai così grande andassi sempre a scuola. Inconcepibile per chi in tempi duri doveva lavorare. Aveva perso il marito, mio nonno che faceva il falegname: chissà quante cose avrei imparato da lui per riparare i miei strumenti musicali. Di lei ricordo gli occhi azzurri e l’odore del sugo con il quale mi riempiva il pane che divoravo in un attimo.

Le vecchiette rimaste avevano un gran da fare. Misuravano la paura con l’olio che girava nel piattino e la risposta era scontata: nel paese per anni girava un atmosfera di terrore, c’era una sensazione – conclude Gigli – che gli assassini fossero sempre lì intorno, senza avere ne un volto ne un nome".