FRANCESCO SCOLARO
Cronaca

«Emozioni incancellabili su quelle vette». I giovani alpinisti raccontano l'Himalaya

Dal 4 al 20 dicembre un gruppo di ragazze e ragazzi massesi di età tra i 15 e i 23 anni ha vissuto una straordinaria

La delegazione apuana in mezzo alla neve in Nepal

Massa, 3 febbraio 2019 - Ci sono  esperienze che non si dimenticano. Avventure che restano impresse nel corpo e nella mente, pietre miliari indelebili nell’inesorabile passare del tempo. Un film da rivivere mille e mille volte a occhi aperti, ricordando colori e profumi, sguardi e parole, lacrime e sorrisi. Perché oltre la paura, la nostalgia di casa, resta il coraggio di sei giovanissimi capaci di affrontare a piedi le vette più ardite del mondo, quelle dell’Himalaya. Tutti insieme, con lo spirito dei grandi scalatori, temprato sin da piccoli in quella incredibile fucina di caparbia umanità che sono le Alpi Apuane.

«Quando siamo arrivati al campo base ci siamo abbracciati. Ricordo la gioia nei nostri volti, nonostante la fatica e la paura di non farcela» racconta Laura Fruzzetti, 17 anni, studentessa del liceo scientifico di Massa. E mentre parla la voce si carica di emozioni che non riesce più a trattenere. Era la prima volta, per lei, lontano da casa e dai genitori. E le lacrime che ha trattenuto durante i chilometri percorsi al gelo e le notti al freddo, ora escono calde e incontenibili. L’abbracciano e la stringono stretta due amiche che con lei hanno condiviso il viaggio. «Essere arrivata in cima – dice ancora Laura -, il mio primo ‘quattromila’. Quell’abbraccio non lo scorderò mai».

«Ho pianto tantissimo quando siamo arrivati – sottolinea Lucia Pudda, 20 anni, che studia infermieristica – e ripartirei domani. Non scorderò quando ci siamo ritrovati in camera solo noi ragazzi, tutti insieme: abbiamo iniziato a lanciarci le coperte e poi abbiamo formato un letto unico, per stare vicini. Mi mancava il fiato e mi sono sentita proprio leggera». Ci sono anche due fratelli nella spedizione del Cai: Ginevra, 22 anni studentessa di ingegneria biomedica, e Norberto, 20 anni, studente di fisica. «Lo rifarei nonostante la paura che mi hanno messo i ponti tibetani – dice Ginevra, nascondendo a stento un sorriso -. Tanta, tanta fatica ma abbiamo visto dei paesaggi meravigliosi. E che soddisfazione affrontare questo trekking di 90 chilometri portando con sé il proprio zaino, con i vestiti e il mangiare». «L’Himalaya mi ha sorpreso e sono rimasto affascinato dai colori di Katmandu – prosegue Norberto -. Una città coloratissima in mezzo alla polvere». Il fascino di cime che lasciano senza fiato come evidenzia Gianmarco Milani, il più piccolo, 15 anni studente di scienze applicate all’Iti Meucci: «L’esperienza più bella? Quando mi hanno svegliato a Ghandruk per farmi vedere dalla finestra la montagna sacra del Machapuchare, che nessuno ha mai scalato». «Cosa mi ha colpito? Il sorriso di tutte le persone che abbiamo incontrato lungo il nostro percorso – ha concluso Camilla Fruzzetti, 23 anni, che studia ingegneria nautica a La Spezia -. Creavano un’atmosfera che ci dava sicurezza».