Sono stati condannati dal Tribunale di Massa con pene che vanno da 10 mesi a 4 anni e 8 mesi, tre italiani di origine sinti, domiciliati a Massa ma nati in Lombardia, arrestati grazie ad un’indagine condotta dalla squadra mobile della questura apuana. I tre, poco più che trentenni, si erano resi responsabili di diversi reati; dai furti aggravati in abitazione, alla ricettazione e detenzione abusiva di armi. L’indagine della polizia di Stato di Massa aveva ricostruito, attraverso il paziente lavoro di raccolta dati e con l’aiuto della “scientifica“, le attivita’ criminali del gruppo. Tanto per essere chiari: a questo gruppo di sinti si può imputare poco meno dell’80% dei furti nelle case avvenuti nella nostra zona. Non a caso le denunce delle persone derubate hanno permesso agli investigatori di riconoscere un ‘modus operandi’ simile. Gli altri furti (poco più del 20%) sono opera di gruppi di slavi che usano una tecnica diversa. Nel corso degli arresti erano scattate anche alcune perquisizioni avvenute in accampamenti di sinti in altre regioni italiane che hanno consentito di trovare parte delle cose rubate (monili, pezzi di argenteria, ecc). Il dato però più inquietante è che la squadra mobile aveva recuperato anche diverse armi da fuoco (in primis fucili e pistole), pronte all’uso. Le avevano trovate e rubate nelle abitazioni svaligiate. Ma, e questo è un particolare da non sottovalutare, di solito queste armi vengono vendute velocemente sul mercato nero. Averne tenuto un buon numero può far pensare a due ipotesi: il terzetto voleva fare un “salto“ pericoloso, passando da ladri a rapinatori, oppure i tre preparavano una vendita “in blocco“ piuttosto massiccia. Ora per fortuna non possono più fare nulla. A proposito. Tra i tre arrestati dalla polizia dopo un lungo lavoro coordinato dal capo della squadra mobile, il vicequestore Antonio Dulvi Corcione, c’è una donna. Lei se l’è cavata con 10 mesi, quello che teneva le armi ha avuto la condanna più pesante: 4 anni e 8 mesi.
A.Lup.