Filiera corta, i benefici: "Creerà occupazione nella trasformazione"

Martinelli, che ha scritto il regolamento degli agri marmiferi, propone un’analisi su beni estimati, cave e piazzali per calcolare il 50 per cento.

Filiera corta, i benefici: "Creerà occupazione nella trasformazione"

Filiera corta, i benefici: "Creerà occupazione nella trasformazione"

Sul dibattito sulla filiera corta del marmo e sulla contrarietà delle aziende che hanno giudicato il regolamento che impone la lavorazione in loco al 50 per cento inapplicabile, interviene il padre del regolamento, Matteo Martinelli, ora consigliere dei 5 stelle, allora vice sindaco e assossore al Marmo, che varò le norme nell’amministrazione De Pasquale.

Martinelli ricorda come la norma sia figlia di una legge regionale che risale al 2015 e come sia necessaria piuttosto una sorta di censimento sulle cave per stabilire veramente quanto marmo escca dai beni estimati e quanto dagli agri marmiferi sottoposti a regolamento.

"Le norme sulla filiera corta – spiega Martinelli – sono note da anni. La legge regionale 35 approvata dal consiglio regionale già nel 2015 introduceva l’obbligo per le imprese di lavorare almeno il 50 per cento dei materiali da taglio, blocchi, nel distretto al fine di beneficiare del prolungamento delle concessioni in essere. Tale disposizione è stata trasposta nell’articolo 21 del nuovo regolamento degli agri marmiferi, approvato dal movimento 5 Stelle nel luglio 2020, quasi 4 anni fa".

"L’amministrazione De Pasquale ha peraltro avuto il problema di gestire una norma ‘’monca’’, che, dopo la censura della Corte Costituzionale del 2016, presentava numerose difficoltà applicative. L’introduzione dell’amministrazione a 5 stelle del principio di filiera corta nel regolamento comunale ha subito destato reazioni e polemiche che si trascinano fino ai giorni nostri. Pur comprendendo le preoccupazioni degli imprenditori, in primo luogo è necessario chiarire che il non raggiungimento della percentuale prevista dal regolamento comunale non causa la chiusura della cava, ma l’avvio delle procedure di gara che già prevedono importanti misure a tutela dei lavoratori. Se anche il nuovo regolamento incidesse negativamente, come dicono gli imprenditori, sulle aziende di commercio di blocchi, avrà invece impatti positivi sulle tante realtà che si occupano di lavorati e che portano i loro progetti in tutto il mondo. In futuro è plausibile che queste abbiano i materiali a disposizione con una facilità ben superiore ad oggi".

Infine il discorso su una più attenta analisi: "Inoltre l’amministrazione comunale, per quanto concerne le cave ‘’miste’’, su cui insistono sia beni pubblici sia beni privati, ha interpretato la norma nel senso favorevole alle imprese. Nel caso di una cava che sia per metà agro marmifero comunale e per metà ‘’bene estimato’’ non sarà necessario lavorare in filiera corta il 50 per cento della produzione, ma la metà del 50 per cento, ovvero il 25. Questa interpretazione annacqua notevolmente l’impatto della nuova normativa sul settore. Sarebbe opportuno svolgere un’indagine puntuale – insiste Martinelli – per comprendere dove effettivamente avviene l’attività di estrazione in senso stretto. Ad oggi infatti nella cava sono presenti aree dove insistono piazzali, vie di cava o spazi comunque non destinati all’estrazione. Ma queste ‘’zone’’ incidono attualmente comunque sulle percentuali di lavorazioni e sul canone di concessione, anche se, come detto, non è lì che si scava".