Oltre sessanta persone hanno preso parte all’escursione organizzata a Cava Valsora per i cinque anni dal lancio del ’Progetto Symbiosis’. Dopo la visita al suggestivo lago all’interno della cava, abitato dal tritone apuano, ci sono stati anche momenti artistici e prove di arrampicata sulla roccia per i bambini. Infine, un momento conviviale e di discussione sul percorso e lo stato del progetto, che ha modificato l’area e anche l’attività stessa della cava. Presenti l’assessore alle attività produttive del Comune di Massa, Alice Rossetti, e l’assessore al turismo Giorgia Garau, il presidente del Parco delle Apuane Andrea Tagliasacchi e Fabrizio Molignoni del Cai. L’impegno preso è quello di risolvere il problema delle discariche di marmo, i cosiddetti ravaneti di cava.
"Ciò che la famiglia Angeloni, di Cava Valsora, si propone di fare – secondo le linee del Parco delle Alpi Apuane e della Regione – è quello di asportare i detriti presenti dentro il comparto, e rinaturalizzare invece, tramite riforestazione, quei ravaneti che lo permettono", afferma Massimiliano Lucchi, responsabile della comunicazione e progettazione di cava Valsora. I detriti di cava impattano in varia misura sull’ambiente, la sfida sarà perciò quella di recuperare il territorio, sia dal punto di vista cromatico (sono aree che risultano più bianche) che botanico. "Sopra i ravaneti – spiega Lucchi – nasce una specie molto infestante, la Buddleja Davidii, chiamata anche ’Albero delle farfalle’ perché, grazie ai suoi fiori, ne attira moltissime. Nonostante la sua bellezza è dannosa per le varietà autoctone. Sarà perciò cura della cava eradicare questa pianta, facilitando invece la riforestazione con vegetazione che favorisca il ripristino ambientale".
"Uno dei ravaneti presenti – continua Lucchi – sbarra l’ultimo tratto di via dell’Olmo, che porta direttamente alla cava. Pulire quell’accesso significherebbe molto, permettendo la creazione e la manutenzione di un vecchio percorso ad anello che da Renara raggiunge Cava Valsora, dotandolo di apposite indicazioni. Un ulteriore sentiero per escursionisti e turisti, per vivere ancora di più la montagna apuana".
Fra cinque anni è previsto il prossimo bilancio, a partire dall’inizio della trasformazione del sito. Lucchi spiega il progetto. "Dopo la chiusura da parte del Tar, i gestori della cava hanno pensato di modificare tutto, a partire dall’estrazione, che prima era a cielo aperto. Ciò, oltre a far nascere il lago, abitato dai tritoni studiati e tutelati dal Cesbin, aveva sicuramente un maggiore impatto ambientale. Oggi la cavatura è sotterranea con l’utilizzo di pochissima acqua che viene filtrata, assieme a quella piovana, e raccolta per un nuovo utilizzo. Il territorio del Parco interessato dalla cava è stato riqualificato, con percorsi per le escursioni e opere per rendere sempre minore l’impatto dell’attività di estrazione".
L’azienda ha anche un laboratorio a valle dove agisce direttamente sui blocchi: "In questo modo si promuove il concetto di filiera corta, e la lavorazione in loco del marmo. Il ’Progetto Symbiosis’, in generale, ha cercato di dare una risposta alle giuste tutele ambientali da considerare, promuovendo il ripristino ambientale e il turismo lento. L’investimento su attrezzature tecnologicamente più avanzate ha consentito anche di implementare la sicurezza sul lavoro. È un modello, secondo noi – conclude Lucchi – da esportare ed esportabile, poiché, nonostante le criticità del comparto, permette di farlo convivere con la tutela della natura e l’interesse per il territorio. Diversificare l’attività è anche remunerativo, e un passo fondamentale per il futuro".
Ricordiamo che negli scorsi anni il lago a Cava Valsora è stato fotografato dal National Geographic e in due occasioni il sito è comparso in alcuni programmi Rai. Prossimamente ci sarà una nuova apparizione in una trasmissione per bambini.
Emma Traversi