Un giro di estorsioni e usura aggravato dal metodo mafioso. Accuse che la Dda di Genova e la procura di Massa contestano a quattro dei nove imputati al processo che si è aperto nei giorni scorsi davanti al collegio del tribunale. L’inchiesta era scattata nel 2017 dopo che un ex carabiniere dell’antiterrorismo di Genova, Mario Albanese che da molti anni gestisce il ristorante Alba Beach alla Partaccia, si era aggiudicato all’asta due case in via dei Cedri a Massa nei pressi dello stadio degli Oliveti e che, secondo i pm Federico Manotti della Dda di Genova e Alessia Iacopini della procura di Massa, avrebbe dovuto restituire ai vecchi proprietari.
I carabinieri del comando provinciale, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, smantellarono i presunti componenti dell’organizzazione e nel novembre del 2018 arrestarono cinque persone (Sergio Romano, 56 anni di Napoli, Giovanni Formicola, 70 anni di Portici, Massimo Di Stefano, 60 anni di Catanzaro, Carmine Romano, 54 anni di Napoli e Fabrizio Micheli, 49 anni di Sassari, entrambi residenti a Massa) e altre due finirono ai domiciliari (Alessandro Puccetti, 56 anni, allora dipendente della Provincia di Massa Carrara e Nicola Mari, 38 anni di Massa).
Tutti sono stati poi scarcerati. Nicola Mari e la sorella Francesca, 47 anni, indagata a piede libero, che occupavano un immobile finito all’asta, hanno definito la loro posizione davanti al gup di Genova patte.ggiando la pena ad un anno e dieci mesi di reclusione. Oltre a Sergio Romano, Formicola, Carmine Romano, Di Stefano e Micheli, sono imputati, per reati minori, anche lo stesso Puccetti assieme a Nicolas Di Stefano, 30 anni di Lamezia Terme ma residente a Massa, Angelo Romano, 37 anni, di Napoli ma domiciliato a Massa, Carla Santorelli, 56 anni di Napoli e residente a Massa.
Nell’ultima udienza è stata ascoltata come teste la figlia di Albanese che ha riferito di aver ricevuto minacce telefoniche. Secondo l’accusa, il "sistema minatorio", per far rientrare la casa finita all’asta in possesso di Nicola e Francesca Mari, sarebbe stato progettato da Carmine Romano. Sergio Romano e il Formicola invece il 10 ottobre 2017 si sarebbero presentati al bar ristorante Alba Beach di Albanese asserendo, come si legge nel capo di imputazione, di essere lì per parlare di "quelle case", che sarebbero dovute "tornare" a Francesca Mari allo stesso prezzo pagato in sede di asta, "altrimenti qualcuno si sarebbe fatto male e, comunque, nessuno ci sarebbe andato a vivere", dichiarando di essere appositamente partiti "dal meridione" per sistemare quella questione ed aggiungendo Sergio Romano di essere appena uscito dal carcere e di essere altresì in attesa di una sentenza della Cassazione per il reato di associazione a delinquere.
Secondo l’accusa Sergio Romano, in particolare, avrebbe effettuato numerose telefonate a Mario Albanese per fare pressioni su di lui affinché stipulasse un contratto per far rientrare i Mari nel possesso della casa finita all’asta. Micheli e Carmine Romano avrebbero pedinato l’ex carabiniere così da evidenziargli la situazione di pericolo a cui era esposto. I pm contestano le aggravanti di aver commesso i fatti col metodo mafioso nel presentarsi alla vittima esplicitando la propria provenienza da area geografica ad alta denistà camorristica. Nicolas e Massimo Di Stefano e Carmine Romano sono accusati di estorsione mediante ripetute minacce di morte e violenza consistita nel trattenere un ciclomotore di M.G. nell’abitazione di Massimo Di Stefano costrinfendo il proprietario a versare in più occasioni somme di denaro per un totale di 8mila euro. Massimo Di Stefano, Carmine e Angelo Romano, Puccetti e Carla Santorelli devono rispondere di usura per aver dato 5mila euro a P.B. e aver preteso 10,750 euro con un tasso annuale del 209%.
Guido Baccicalupi