di Luca Cecconi
Ogni estate, da tanti, troppi anni, è la solita storia anche se non si può dire ’stessa spiaggia, stesso mare’ perchè la spiaggia non è la stessa. Il bel litorale di Marina di Massa è solo un ricordo: bisogna tornare indietro almeno agli anni ’70 quando c’erano, da Poveromo alla Partaccia, non meno di 100 metri di spiaggia in più rispetto agli attuali. Qualcosa di inimmaginabile per i più giovani. Basta pensare che nel centro di Marina, tra il lungomare e l’acqua, oltre a una spiaggia più lunga, c’era anche spazio per tante cabine e il parcheggio delle auto. Alcuni stabilimenti avevano anche la zona sport-divertimento, come il bagno Ginevra dove c’era il minigolf.
L’erosione risale agli anni ’30, con la realizzazione del porto di Carrara che non andava fatto, come gli esperti francesi del Granduca avevano sentenziato alla fine del 1700. Ma è negli ultimi 50 anni che il fenomeno ha assunto proporzioni devastanti e francamente inaccettabili, con danni incalcolabili sia ambientali che economici e sociali.
E il mare continua a mangiare la sabbia nonostante i tentativi, e i soldi pubblici spesi, per arginare il problema con scogliere e ripascimenti. Interventi più o meno efficaci, sul momento, ma non risolutivi come si è visto. Alcuni sono stati solo dei palliativi, altri si sono rivelati inutili e dannosi. Non è quella la strada giusta, occorre qualcosa che risolva davvero la questione. Ma di parole e promesse ne sono state spese tante, troppe, quando invece si sarebbe dovuto agire. Un ritardo colpevole, come quello di essersi fatti portare via la spiaggia senza colpo ferire. Si dovrebbe quanto meno intervenire ora, ma è assai probabile che il prossimo anno saremo ancora qui a scrivere le solite cose, come facciamo da tanto tempo. Perchè se cantare ’stessa spiaggia, stesso mare’ non è appropriato, almeno l’inizio di quella canzone è perfetto: ’Per quest’anno non cambiare...’.