
’Donne del marmo’. La svolta tanto attesa. Depositato in Europa il marchio di tutela
Il marchio ‘Marmo di Carrara’ ora è una realtà. Di creare un logo a tutela del marmo di Carrara se ne parlava da almeno vent’anni, ma il progetto non è mai decollato nonostante esista anche un Consorzio di tutela del pregiato marmo carrarese. E così l’associazione nazionale ‘Donne del marmo’ è passata dalle parole ai fatti depositando il marchio ‘Marmo di Carrara’ a livello europeo, come abbiamo scoperto nel sito dell’Euipo, l’ufficio proprietà intellettuale dell’Unione Europea.
Il sito riporta l’immagine del logo: tre colonne che reggono un unico capitello ionico, lo stesso delle ‘Donne del marmo’ ma senza la testa di donna sopra il capitello, ma anche la data di deposito che è il 10 marzo del 2022 e la recente data di registrazione avvenuta lo scorso 15 settembre. L’associazione ‘Donne del Marmo’ è stata fondata a Verona il 6 ottobre 2006 per promuovere attività culturali, studi e ricerche. Ha circa duecento socie che rappresentano l’imprenditoria italiana del lapideo e non solo.
L’associazione nazionale ‘Donne del Marmo’ che è presieduta dalla carrarese Sara Vannucci, lo scorso anno aveva tentato di concedere la contitolarità gratuita del logo alla Camera di commercio e aveva proposto di cedere la licenza d’uso gratuita al Consorzio di tutela, ma per motivi sconosciuti il marchio è rimasto in mano all’associazione tutta al femminile. Adesso resta da capire cosa succederà con l’associazione industriali, che di pari passo sta lavorando ad un’analoga registrazione, dopo che il Parlamento europeo ha avviato le nuove regole per rafforzare la protezione dei prodotti artigianali e industriali, sia all’interno dell’Unione europea sia a livello mondiale. Il nodo da sciogliere è se in questi casi vige la legge del ‘chi prima arriva ben alloggia’, o se esiste la possibilità che possano coesistere due marchi diversi a tutela di un unico prodotto.
E questo anche in vista dell’imponente crescita nell’impiego di materiali che imitano il marmo di Carrara, ceramiche e gres porcellanati che della pietra naturale non hanno nulla, ma che al settore lapideo apuano hanno già strappato il quaranta per cento di fatturato e il cui utilizzo è destinato a crescere ulteriormente. Di un marchio del marmo di Carrara se ne parla da due decenni, era stata persino presentata una proposta in parlamento il 26 luglio del 2018 per "l’istituzione del marchio geografico di tutela del marmo di Carrara e dei prodotti con esso realizzati".
Ma alla fine il traguardo per dare forma ad un logo ad hoc è stato tagliato per primo dall’associazione nazionale ‘Donne del Marmo’ e questo potrebbe fare da apripista a un nuovo modo di pensare e soprattutto tutelare il mondo del marmo, da anni sotto assedio dei grandi prodotti che tentano di imitarne la bellezza con costi decisamente più bassi, ma che certo non possono eguagliarne la qualità che da sempre viene riconosciuta al lapideo apuano.
Alessandra Poggi