
Discarica, inchiesta pubblica. E’ già scontro: i cittadini vogliono la sospensione
La prima riunione operativa dell’inchiesta pubblica per la discarica ex Cava Fornace registra numeri bassi di partecipanti: meno di una decina di persone in presenza al Musa di Pietrasanta, circa una trentina quelli connessi online a distanza. Si trattava comunque di una seduta ‘istruttoria’, convocata dalla presidente dell’inchiesta pubblica, l’architetta Ottavia Cardillo, per spiegare le modalità di svolgimento della procedura che corre parallela a quella tecnico amministrativa del Paur, Procedimento autorizzatorio unico regionale, sulla richiesta presentata dal gestore Programma Ambiente Apuane per proseguire con il riempimento del sito oltre quota 43 metri. La seduta aveva il compito in particolare di scegliere i 2 commissari che affiancheranno la presidente durante tutta l’inchiesta, uno per la parte proponente e uno per la parte avversa. Per la Paa è stata individuata l’ingegnere Francesca Aiello, già direttrice tecnica di discarica, con esperienza di oltre 20 anni nel settore ambientale, in particolare bonifiche e rifiuti. Per la parte avversa tre i nomi proposti ma più opzioni sono ricadute sul geologo Andrea Piccinini, che per esempio ha preso parte alla campagna di analisi dell’inquinamento di falda nell’area Sin e Sir per conto di Sogesid. Prossima riunione operativa già fissata al 20 novembre.
L’inchiesta pubblica deve chiudersi entro il 7 gennaio, come da normativa, con una durata complessiva di 90 giorni dalla delibera di indizione, avvenuta a ottobre. Ed è a su questo aspetto che ci sono state le maggiori polemiche da parte dei cittadini, delle associazioni e anche delle istituzioni, fra cui gli assessori di Forte dei Marmi e Massa, Enrico Ghiselli e Andrea Cella. Poco tempo a disposizione mentre Programma Ambiente Apuane ha chiesto una sospensione di 180 giorni per formulare le integrazioni nella procedura di Paur richieste dalla Regione Toscana. Ora il tentativo sarà quello di sospendere a sua volta l’inchiesta pubblica per avviarla di nuovo una volta presentate le integrazioni ma non sarà facile perché la normativa è cambiata. L’articolo 24 bis del Codice dell’Ambiente stabilisce infatti che le inchieste pubbliche si svolgano "nel rispetto del termine massimo di novanta giorni. L’inchiesta si conclude con una relazione sui lavori svolti ed un giudizio sui risultati emersi, predisposti dall’autorità competente". Anche ottenendo una ipotetica sospensiva, comunque l’inchiesta potrà avere una durata massima di circa 3 mesi.