Disagio mentale, è allarme per i giovani "Servono più psicologi a scuola e nei presidi"

Quasi assenti negli istituti scolastici. Sos degli specialisti: "Stare chiusi in casa senza relazionarsi non fa bene alla loro salute psichica"

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di Ludovica Criscitiello

"Risveglio. Serve a spiegare la necessità impellente di molte persone, giovani soprattutto, di uscire dalla propria solitudine per chiedere un aiuto psicologico". A dirlo è Gianfranco Bontempi, psicoterapeuta e psicologo che in questi due anni di pandemia ha avuto modo di osservare un aumento considerevole di persone che si sono rivolte a lui come ad altri suoi colleghi a causa della pandemia da Covid. Una tragedia che ha segnato sicuramente uno spartiacque e che ci ha catapultati in una nuova realtà che facciamo ancora fatica ad accettare. "Sono tre le lezioni che ci ha insegnato il virus – spiega Bontempi –, una riguarda l’aver riconosciuto di aver bisogno di aiuto, l’altra è quella sull’inermità ovvero che siamo soggetti vulnerabili, l’altra lezione ancora è la consapevolezza che nessuno di noi è un’isola perchè si ha bisogno degli altri e questo ha portato a una riscoperta della solidarietà".

Una riscoperta che si è tradotta nella necessità di rivolgersi a uno psicologo e che oggi si scontra con una realtà amara fatta di tagli all’interno degli ospedali (si parla di un 50 per cento i meno di n 15 anni) e di quasi totale assenza nelle scuole. "Ci siamo sentiti disarmati quando il nostro governo, dopo aver stanziato lo scorso anno 40 milioni di euro per lo psicologo a scuola, è sceso a 20 milioni – dice la presidente dell’ordine regionale degli psicologi Maria Antonietta Gulino –. Siamo in una situazione molto complessa da due anni e i nostri giovani, soprattutto quelli della scuola media e secondaria sono stati quelli più colpiti perché la scuola è stata chiusa e sappiamo benissimo che essa rappresenta il luogo delle relazioni socialei dove è possibile sviluppare la propria crescita". Giovani che si sono quasi abituati a stare chiusi in casa davanti al computer, sia per la Dad sia per mancanza di alternative e che hanno perso anche l’opportunità di un confronto con i propri amici all’esterno.

"Questo attivarsi e disattivarsi in maniera costante ha compromesso la loro natura di esseri umani in relazione – continua la Gulino – e questo ha provocato lo sviluppo di patologie come ansia, depressione, autolesionismo, idee suicidarie. Le strategie future devono tenere conto della natura evolutiva di un adolescente che non può rimanere rinchiuso a casa ma deve vivere fuori per poter crescere". Sale dunque la preoccupazione degli specialisti sul disagio psicologico che troppo spesso viene tenuto in scarsa considerazione. "La psicologia appare come la sorella più debole della medicina – commenta Bontempi –, in realtà si tratta di due ambiti che si trovano sullo stesso piano ma operano diversamente. La medicina agisce in tempi più brevi, la psicologia si muove sul lungo periodo perché la cura della mente ha bisogno di più tempo. Ed è per questo che la presenza dello psicologo di base con lo sviluppo dei presidi territoriali può essere la soluzione". Un progetto sul quale, come sottolinea anche la Gulino, l’ordine degli psicologici della Toscana sta andando avanti dal 2020 proprio perché le Case della salute hanno bisogno di tutte le figure professionali in campo e una di queste è lo psicologo.

E allora bastano davvero tutti questi divieti come quelli antimovida? "Non bisogna fermarsi a questo – dice il responsabile delle dipendenze all’Asl Maurizio Varese, Direttore Area Dipendenze Azienda USL Toscana nord ovest– ma occorre mettere in campo politiche sinergiche strutturali coinvoklgendo tutti gli attori del territorio. Qualche mese fa abbiamo lanciato il nostro progetto ’Notti di qualità’ proprio per sensibilizzare i giovani contro l’abuso di alcolche ha avuto un ottimo riscontro". La buona volontà c’è dunque ma occorrono anche spazi. "Centri aggregati – conclude Bontempi – perché non ci si può limitare a bivaccare davanti al bar ma occorrono stimoli".