David di Michelangelo "proibito": via tutte le fotografie dal web

L’ordinanza del Tribunale di Firenze: "L’utilizzo nel sito dell’impresa svilisce l’immagine del bene culturare". E anche gli scalpellini ora tremano

Il famoso "David tatuato"

Il famoso "David tatuato"

Carrara, 17 maggio 2022 - Gli Studi d’arte Cave Michelangelo hanno dovuto cancellare le immagini del David di Michelangelo dal proprio sito. Lo ha stabilito con un’ordinanza ad hoc i giudici del tribunale di Firenze che sono andati così a sanzionare la società di via Piave per quello che viene configurato come l’uso di uno dei simboli dell’arte del Rinascimento, e dell’Italia stessa, per fini commerciali. Si tratta, tuttavia, di una vicenda ancora tutta in divenire e che potrebbe avere ripercussioni importanti non solo sugli Studi d’Arte, ma per un settore intero a cominciare da tante attività artigiane. Senza andare a scomodare Walter Banjamin e il suo saggio di quasi un secolo fa su ‘L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica’, in discussione ora ci potrebbe essere soprattutto il destino di tanti piccoli e medi laboratori che fanno proprio delle copie dei capolavori della storia dell’arte uno dei prodotti con i quali andare avanti. In attesa che i giudici di esprimano sul merito della vicenda, intanto, la società di Carrara ha dovuto cancellare le immagini del David dal proprio sito e queste dopo che lo scorso febbraio dal Ministero della Cultura ha depositato un reclamo con il quale chiedeva ai giudici fiorentini di "accertare e dichiarare l’utilizzo non autorizzato delle immagini riproducenti il David di Michelangelo".

Si tratta di un nuovo capitolo di una vicenda che prende le mosse già nel 2018 quando da Roma si erano già interessati delle copie della statua in riferimento a una campagna pubblicitaria lanciata dalla casa di moda fiorentina Brioni che aveva vestito una copia del David, di proprietà della Studi d’Arte Cave Michelangelo, con uno smoking. Già all’epoca il ministero aveva chiesto di accertare l’irregolarità dell’utilizzo dell’immagine del capolavoro del Buonarroti e di inibire entrambe le società dall’adoperarla per fini commerciali. In quell’occasione, tuttavia, gli studi carraresi avevano dimostrato la propria buona fede e, dopo aver tolto dalla propria pagina Facebook un video che ritraeva la copia del David, si impegnarono "a conservare la riproduzione della statua all’interno del proprio atelier quale strumento didattico per la formazione degli scultori e a non consentirne l’utilizzo che le sia richiesta per qualsivoglia ulteriore evento, se non previa richiesta ed autorizzazione della Galleria dell’Accademia".

Pochi mesi fa, tuttavia, il Ministero ha deciso di mettere nel mirino anche l’utilizzo delle immagini del David sul sito della società apuana "per evitare la stabilizzazioni delle possibili conseguenze lesive della condotta". Il tribunale, dal canto suo, nella sua ordinanza stabilisce ora come "l’utilizzo nel sito dell’impresa dell’immagine del David sia idoneo a svilire l’immagine del bene culturale facendolo scadere ad elemento distintivo della qualità dell’impresa che, attraverso il suo uso, promuove la propria immagine".

"Deve peraltro evidenziarsi – aggiungono i giudici – come sia irrilevante che la società abbia esposto la propria riproduzione del David in eventi culturali di alto livello a titolo gratuito (Florens 2010, Carrara Marble weeks 2011, Arte torna arte del maggio 2012, 1564-2014 Michelangelo)". Per tutti questi motivi nell’ordinanza i giudici non solo inibiscono gli Studi d’arte Michelangelo dall’utilizzo a fini commerciali dell’immagine del David e gli ordinano di rimuoverne le foto , ma li condannano anche a pagare 500 euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento cautelare. Il tribunale rimanda invece "all’esito del giudizio di merito" una decisione riguardo il possibile ritiro dal commercio e distruzione "di tutti gli strumenti utilizzati per produrre e commercializzare l’immagine del David" come richiesto dal ministero. Proprio questo eventuale provvedimento potrebbe, d’altronde, avere le ricadute maggiori sull’intero settore. "Per il momento abbiamo tolto le immagine dal siti – spiega il titolare degli Studi d’arte Cave Michelangelo Franco Barattini -, ora non ci resta che aspettare cosa decideranno poi i giudici nel merito. Certo è che gli studi artigiani sono finiti se non potranno più fare le copie delle opere d’arte".