
Armando Pini, già imprenditore a Londra con il fratello Gianfranco della società Jalley & Co Ltd, (importazione e distribuzione di verdura e frutta) rilevata dalla madre Domenica Tozzi, emigrata nel ’49, fornitrice ufficiale della Famiglia Reale a Buckingam Palace
Storie salvate per non dimenticare l’epopea degli emigrati dell’appennino, partiti dai paesini pontremolesi per cercare fortuna nel mondo. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, partirono per cercare lavoro verso diverse parti del mondo: sui bastimenti, a dorso d’asino o più frequentemente a piedi. Da quella fucina umana sono uscite anche storie di imprenditori, che hanno contribuito in modo massiccio, nel secondo dopoguerra, a costruire la zona moderna della città di Pontremoli. Vedi gli emigrati della zona di Bratto e Braia diretti nel Regno Unito: con le rimesse dei loro risparmi, hanno finanziato il nuovo volto urbanistico della città, sul quale da un punto di vista estetico dobbiamo chiudere un occhio, anche perché non è certo colpa di chi metteva i soldi. All’epoca le leggi urbanistiche erano ancora in divenire e la dialettica tra forma e sostanza era sbilanciata in partenza.
A raccontare quelle vecchie storie perché depositario della memoria dei nonni e delle dirette esperienze di vita, è Armando Pini. Già imprenditore a Londra assieme al fratello Gianfranco della società Jalley & Co Ltd, (si occupava di importazione e distribuzione di verdura e frutta fresca) rilevata dalla madre Domenica Tozzi, emigrata nel 1949, che era fornitrice ufficiale della Famiglia Reale a Buckingam Palace e di tutti i maggiori hotel e ristoranti di Londra, compresa la catena degli Hilton, gli Intercontinental, i Forte e il Dorchester. Ora si è ritirato in pensione a Pontremoli, ma gli piace ricordare la polvere di stelle degli emigrati dei paesi di Bratto e Braia. Nel destino di quegli uomini di crinale ci furono anche Corsica, Francia, Brasile e Uruguay. La "terra di Albione" è stata però il fine corsa preferito.
"Noi però arrivavamo là con i documenti in regola e passavamo le visite mediche, seguendo le leggi inglesi – sottolinea Armando Pini – La tradizione orale racconta che il primo emigrato nella City queste due frazioni sia stato tal Luigi Beschizza (fu Domenico) nel 1870, seguito da altri 4 uomini di Bratto e 2 di Braia, che si recarono a piedi in Francia e poi arrivarono a Londra, guadagnandosi il pane svolgendo lavori nelle fattorie lungo il viaggio". Ma quali sono stati gli emigranti di successo ? "Per il paese di Braia Giovanni Magnavacca, Pietro Corsini e Serafino Pini – aggiunge Pini – In particolare il primo, i cui discendenti hanno scelto di tornare ad abitare a Pontremoli. Era proprietario di ben 7 ristoranti e aveva dato lavoro a moltissimi suoi compaesani. Lo ricordo impeccabilmente vestito di grigio con la sua bombetta e l’ombrello al braccio, ma quando era necessario si metteva a lavare anche i piatti".
Ma ci sono state anche altre famiglie come i Chiodi, i Corsini, i Tozzi, che hanno ottenuto un grande successo imprenditoriale. E poi i Musetti, Fiori, Capuccini e Rosi di Grondola, assieme ai Marioni e Franchi di Guinadi. Pini ricorda in particolare Luigi Beschizza detto Pidin, che era arrivato a possedere ben 27 tra Caffè e snackbar. Ma tra gli emigrati da ricordare di quell’area appenninica pontremolese, Pini vuole ricordare anche Peter Enrione (padre piemontese e madre di Grondola). Di professione sarto, dal 1982 ha confezionato abiti per la Regina Elisabetta. Ne ha cuciti moltissimi preparandone anche uno tutto speciale per una visita in Italia della sovrana. Era stato insignito del Royal Warrant, un prestigioso riconoscimento attribuito a chi collabora con la Casa Reale. Ma anche un’altra sartina che da Groppodalosio era emigrata a Londra alla metà degli anni Sessanta seppe far valere il suo talento tanto da diventare una stilista dall’atelier di Catherine Walker, dov’era di casa come cliente Lady Diana. La modista si chiamava Edda Santini e viene ricordata dalla sorella Fedora anche lei emigrata nel Regno Unito, ma da diversi anni rientrata a Pontremoli.
Natalino Benacci