REDAZIONE MASSA CARRARA

Il ponte crollato. "Sono caduto nel vuoto e ho pensato di morire"

Andrea Angelotti era alla guida del furgone Brt quando il ponte di Albiano è crollato: "L’asfalto si è alzato davanti a me. Sono un miracolato"

Albiano Magra, il ponte crollato

Albiano Magra (Massa Carrara), 14 aprile 2020 - Ha danzato con la morte e le ha pestato i piedi. Si definisce miracolato e, pur non credente, è convinto che qualcuno «una mano per tenerlo in vita» alla fine ce l’abbia messa. Andrea Angelotti, il 37enne corriere di Bartolini residente a Bolano, sopravvissuto al crollo del ponte di Albiano, è già tornato a casa, dopo tre giorni di ricovero al Cisanello di Pisa e un’operazione per ridurre la frattura di una vertebra dorsale. Ora la convalescenza, attorniato dall’amore della moglie e del figlio, e dai tanti amici e colleghi di lavoro che in questi giorni non hanno mancato di fargli sentire affetto e sostegno. 

Innanzitutto, la cosa più importante: come sta? «Sto bene, sono un po’ dolorante ma è normale, i medici mi hanno detto che l’operazione è perfettamente riuscita, che i nervi non sono stati danneggiati, e anche la visita di controllo è andata bene. Ora mi aspetta la convalescenza, ma è bello essere tornati subito a casa».

Mercoledì 8 aprile: una giornata che ricorderà a lungo. Ce la racconta? «Mi stavo recando come tutti i giorni in Lunigiana per effettuare le consegne. È successo tutto in pochi secondi: ho visto l’asfalto davanti a me che si alzava, e nel frattempo mi sono sentito cadere nel vuoto. Fortunatamente il furgone è caduto in posizione orizzontale, sulle ruote». 

Cosa ha pensato in quel momento? «Ho pensato che stavo per morire. Penso che chiunque, in quelle condizioni, penserebbe la stessa cosa. Mi è proprio mancato il respiro, in quel momento non pensavo di sopravvivere a una caduta del genere».  

E poi? «Ho tentato di aprire la porta, avevo paura che il mezzo potesse prendere fuoco o che fosse investito dai detriti. Solo che era bloccata. Un signore, un angelo, mi ha aiutato ad aprire la porta, sono sceso ma dopo tre passi mi sono accasciato a terra per il dolore alla schiena. Così ho chiamato i soccorsi, mia moglie Sara per rassicurarla, e l’ufficio: all’inizio non credevano che il ponte fosse crollato». Quindi il volo in elicottero verso Cisanello, e l’operazione… «Sono stati giorni durissimi, ma devo ringraziare mia moglie che è stata eccezionale, standomi sempre accanto, e tutte le persone che in questi giorni mi hanno inondato di messaggi e di chiamate per sapere come stavo e per farmi forza».

Oggi (ieri, ndr) il ritorno a casa. Felice? «Molto, ho rivisto mio figlio, è stato bellissimo. Ha subito capito cosa era successo al papà, ed è stato forte. Oggi, quando mi ha visto di nuovo a casa, quasi non ci credeva».  

Si sente un miracolato? «Direi che è proprio il termine giusto: se al momento del crollo il mio furgone si fosse trovato qualche decina di metri più avanti, non so cosa sarebbe successo. Altra fortuna quella di cadere sulla parte dell’alveo del fiume che era in secca. Io non sono credente, ma credo che qualcuno ci abbia messo la mano: non era l’ora».  

Qual è suo primo desiderio? «Ritornare a fare il mio lavoro al più presto. Fare il corriere mi piace, mi appassiona, lo sento mio. Lo faccio da dodici anni, da quattro sono nell’azienda migliore, siamo come una grande famiglia. Ora però mi aspetta la convalescenza, ho comprato un busto speciale, da domani comincio con i primi esercizi, a stare seduto. I medici hanno detto che ne avrò per qualche mese. E dire che non ho neppure un livido o un graffio, ma dopo quanto accaduto sono fortunato per essere tornato a casa dopo pochi giorni».  

Ha rivisto le foto del disastro?  «Sì, ne ho visto a centinaia, anche diversi video, fanno rabbrividire. In quel momento la sensazione è stata che il ponte avesse cominciato a cedere dal lato di Boettola, però alcuni sostengono altre tesi. Una cosa che non doveva accadere».

Matteo Marcello