Croce Bianca di Massa, famiglie in crisi: "Ho sei figli: cosa faccio se mi licenziano?"

Fabio Lupetti fa l’autista e da oltre 30 anni è in prima linea per aiutare la comunità: "Finché non mi mandano a casa io mi presento". Enrico Ricci studia psicologia del lavoro a Roma: si mantiene gli studi: "Nessuna vergogna, consegno le pizze per stare in piedi"

La Croce Bianca, che ha servito la comunità per oltre un secolo, rischia di sparire

La Croce Bianca, che ha servito la comunità per oltre un secolo, rischia di sparire

Massa, 5 agosto 2022 - Fabio è pronto a iniziare il turno. Di nuovo. Il pranzo è stato veloce, non c’è tempo da perdere. Ma c’è abituato: è così ormai da oltre 30 anni. L’ambulanza è arrivata: quattro chiacchiere col collega che ha terminato il servizio mattutino e si ricomincia. L’asfalto è bollente, il piazzale non è mai stato così silenzioso. La crisi nera che ha colpito Croce Bianca si tocca con mano: se prima era tutto un via vai di giacche arancioni, sirene, corse per salire sui mezzi di emergenza, oggi c’è una tranquillità che quasi disturba. Gli occhi di Lupetti ne hanno viste tante in questi anni: vite spezzate ai bordi dei marciapiedi, corse disperate per strappare al loro destino giovani sull’orlo della fine, gioie infinite nell’aver saputo da un collega in ospedale che quell’anziana, trasportata d’urgenza al Noa, aveva superato la notte. È uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Oggi però questa possibilità rischia di venire cancellata: oltre un milione e 200mila euro di debiti verso fornitori e per contributi non pagati verso i dipendenti grava come un macigno sul futuro dell’associazione che da oltre mezzo secolo sostiene la comunità nel momento del bisogno. E grava anche sulle vite di coloro che, ogni mattina, indossano l’’armatura’ e vanno in prima linea a salvare vite. Lupetti non percepisce lo stipendio da 4 mesi.

La logica lo giustificherebbe a chiedere gli arretrati, a passare alle maniere forti, attuando un decreto ingiuntivo contro Croce Bianca, ma per lui, autista dell’associazione da una vita, sarebbe come pugnalare la mamma. Perché "ormai per me è come una famiglia – racconta –. Al momento non ci penso nemmeno. Croce Bianca per me è sempre stato un punto di ritrovo, di aggregazione. Abbiamo stretto grandi amicizie, ricordo ancora le cene che abbiamo fatto insieme. Oggi siamo a questo punto, mi piange il cuore. Ricordo che ho iniziato a fare volontariato a Montignoso quando c’era la Croce Azzurra. Nel 2018 sono arrivato a Massa. Sono autista soccorritore. Ho iniziato a fare il volontario a 14 anni, oggi ne ho 46 anni. Invece che andare in discoteca preferivo aiutare gli altri. Oggi sono preoccupato, non sappiamo cosa succederà. Una cosa è certa: noi non lasceremo sola la città, andremo avanti fino a quando non ci licenziano. Sono diventato papà di una femmina, è la mia sesta figlia: sono preoccupato e speranzoso che qualcosa si muova il prima possibile. C’è chi dice che verremo salvati, chi che Anpas non si prende responsabilità. Sono saltati gli accordi, nessuno si prende la responsabilità. Il futuro? Non ne ho idea: potrei trovare lavoro, ma non mi voglio arrendere, finché le luci dell’associazione non saranno spente io vado al lavoro".

Storie dietro al crac della Croce Bianca che svelano famiglie, posti di lavoro a rischio, ansia per il futuro. Anche Enrico Ricci, autista, è preoccupato: "Mi sono messo a studiare psicologia del lavoro a Roma. Sono al primo anno e mi pago gli studi. La mancanza di un’entrata si fa sentire, ma non sto con le mani in mano: non mi vergogno, la sera vado a consegnare le pizze per av ere un’entrata alternativa. Croce Bianca per me è stata un grande punto di aggregazione, ho fatto amicizia con tante bellissime persone. E pensare che ho iniziato a fare volontariato quando ero giovane, ricordo che mi ero innamorato di una ragazza e appena finita la scuola, durante l’estate, sono andato nell’associazione per stare con lei. Risultato? Non l’ho più rivista, ma in compenso ho conosciuto moltissime persone che sono diventate parte della mia vita. Oggi siamo preoccupati: dopo oltre 30 anni dentro quella sede, ci viene davvero difficile pensare che da un giorno all’altro tutto finisca. Una cosa è certa: noi non molliamo, resteremo fino all’ultimo".