Covid, medico “no vax“ diffida l’Ordine

La lettera contro l’eventuale sospensione. Il presidente Manfredi: "Il rifiuto è in contrasto con la deontologia". Sindacati sul piede di guerra

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Una diffida a non procedere alla sospensione. A inviarla all’Ordine dei medici della provincia di Massa Carrara, presieduto da Carlo Manfredi, è stato un camice bianco “no vax“ del nostro territorio. L’istituzione professionale, quindi, avrà almeno un problema da risolvere quando sarà completato il censimento dei “disubbidienti“, col conseguente avvio delle procedure disciplinari. "Non so se nel frattempo il mio iscritto abbia cambiato idea – spiega il presidente Manfredi –, ma comunque le sue motivazioni mi sono sembrate del tutto infondate. Il personale sanitario è quello che si prende cura degli altri: non possiamo rischiare di essere a nostra volta gli ammalati, verrebbe a mancare un anello fondamentale della catena. Inoltre, il rifiuto di immunizzarsi è una circostanza in contrasto con i doveri deontologici. Le vaccinazioni hanno un fondamento scientifico, epidemiologico e clinico molto solido, quindi non sussistono fondati motivi di dubbio".

La normativa vigente, lo ricordiamo, prevede l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. Di fronte a un rifiuto, il lavoratore può essere adibito a una mansione compatibile con l’assenza di immunizzazione, ma quando ciò non è possibile scatta la sospensione senza retribuzione. In ogni caso, l’ordine dei medici non può entrare nel merito dell’eventuale sanzione. "L’accertamento compete all’Asl – chiarisce Manfredi –. L’ordine è chiamato in causa come ultimo soggetto: ricevuta la notifica della mancata vaccinazione, delibera la sospensione dall’albo e provvede a comunicarla all’iscritto. In caso di un “ripensamento“, poi, attua la reiscrizione. Ma ad oggi non abbiamo ancora ricevuto i nominativi degli operatori no vax".

Soggetto all’obbligo delle due dosi è anche il personale infermieristico, il cui ordine professionale, allo stesso modo, avrà semplicemente il compito di comunicare all’operatore la decisione dell’Asl. "Sarò una mera informativa, perché le valutazioni spettano all’Azienda e alla Regione. – spiega Luca Fialdini, presidente provinciale dell’Ordine professioni infermieristiche –. In ogni caso, l’ordine crede nella scienza, quindi procediamo secondo la legge. Dobbiamo avere rispetto per la comunità che assistiamo ogni giorno". Quanto all’eventualità di una mansione “alternativa“, Fialdini è scettico: "Per la nostra attività non credo che si troveranno molte posizioni utili: siamo tutti a contatto con i pazienti". Ora, dunque, non resta che attendere la lista definitiva dell’Asl sui sanitari non vaccinati: "Nell’ultimo incontro ci hanno assicurato che sarebbe arrivata presto, lo speriamo – dice il presidente degli infermieri –. Per adesso non abbiamo un panorama preciso, e ci interessa conoscerlo anche per verificare le eventuali problematiche". Il dato comunicato nei giorni scorsi, 1400 sanitari no vax per il territorio dell’Asl nord ovest, per Fialdini va contestualizzato: "È un numero che non tiene conto degli errori di comunicazione fra Regioni, né di chi nel frattempo si è vaccinato o ha una giustificazione legittima. Quindi dobbiamo aspettare ancora, e semmai segnalare che la carenza di infermieri nella nostra provincia sta dientando un’emergenza. Le raccomandazioni scientifiche parlano di un operatore ogni sei pazienti, qui siamo a uno ogni 9-10".

Nel frattempo, sul dibattito intorno ai no vax nella sanità è intervenuto il sindacato Cisl Funzione Pubblica Toscana Nord, lamentando il ritardo nella comunicazione dei dati e i toni "padronali" usati dal presidente Giani nell’annunciare la prossima sospensione del personale non vaccinato. Il sindacato, inoltre, ha ufficialmente diffidato l’Asl Toscana nord ovest "poiché in modo unilaterale e con atti a nostro avviso palesemente illegittimi vuol modificare orario di lavoro e gli istituti contrattuali correlati relativi ai dipendenti, con conseguente perdita economico peraltro con effetto retroattivo. Dopo aver spremuto il personale sanitario, arrivato a dover affrontare il Covid in condizioni di piena emergenza di organico (1400 unità in meno) – recita la nota – adesso come ringraziamento lo “punisce“ con un regolamento non condiviso con i sindacati. La Azienda Sanitaria – continua la Cisl – vuole modificare con la determinazione dirigenziale n.1741 del 2021 la delibera del direttore generale 667 del 2018, che regolava tali istituti contrattuali. La determinazione risulta mendace poiché viene dichiarato, negli atti preliminari, di aver esperito il confronto sindacale. In realtà il confronto sindacale non ha portato a nessuna condivisione".

Giovanni Landi